Senza perdere troppo tempo passiamo all'intervista:
Emanuele Pizzi: Da quanti anni sei nel mondo del Body Building? E qual' è stata la scintilla che ha fatto scattare la passione?
Roberto Eusebio: Avevo l’età di quindici anni quando il medico curante mi consigliava, anzi mi obbligava a frequentare una palestra (non esistevano ancora i centri fitness). Pesavo 59 chili, per un altezza di un metro e ottanta centimetri; avevo un atteggiamento cifotico, con antiversione del bacino e cominciava ad accentuarsi una curva scoliotica della colonna: insomma quella tipologia di uomo definita “invertebrato”… ironizzo ma è vero avevo problemi seri !! Gli amici mi chiamavano smilzo!! Ero un ragazzo molto insicuro, introverso, non adoravo i giochi di squadra poiché debole strutturalmente e psicologicamente quindi molto fragile. La mia introversione mi portava ad un insicurezza che limitava le opportunità che la vita poteva offrirmi, infatti, studiavo, leggevo, guardavo la tv, questo era il massimo dell’attività fisica che facevo..Guardando la tv, negli anni circa 1981 – 1985, cominciai apprezzare quei fisici che gli ambienti culturistici ed il cinema ci proponeva, come il grande atleta Lou Ferrigno, quest’uomo debole ma che quando lo facevano irritare d’incanto si trasformava nell’incredibile Hulk, invincibile, con quei muscoli nessuno poteva influire nel suo modo di essere, oppure il grande Arnold in Conan il Barbaro,con la sua possente forza muscolare contro le forze della natura, e cosi via con Ercole, interpretato da Steve Rees, e Stallone con Rambo, Rocky , ecc….
Questi personaggi mi incutevano una certa sicurezza una certa forza interiore, che nel mio mondo immaginario mi rendeva invincibile.!!Malgrado questo non impazzivo per l’attività fisica da palestra, anzi era per me una fatica abnorme. Perché avrei dovuto fare tale fatica?Ho passato i primi tre anni di palestra, sorvegliato dai miei genitori che controllavano se frequentassi realmente o se, come a scuola, bigiavo. Non ho mai gradito essere obbligato a fare un qualcosa che non mi piacesse fare!Come tutti del resto!!

io a all'età di 16 anni
Quando i miei genitori si arresero al rifiuto categorico che io volessi frequentare ancora la palestra, proprio allora cominciai ad appassionarmi ad essa sul serio! A diciannove anni circa la rivalutai: in fondo, tutto sommato, era anche piacevole, mi riferisco soprattutto alla presenza delle ragazze! Anche se la mia insicurezza mi limitava solo a guardarle …
Avevo fatto tre anni senza vedere neanche un muscoletto che potesse motivarmi a continuare, avevo cambiato almeno cento schede di allenamento; allora cercai di analizzare il perché del mio fallimento. I miei allenamenti erano basati sul sollevare pesi e non sul congestionare i muscoli; cosa vuol dire? Mi concentravo troppo a caricare e mi stancavo (come uno scaricatore di porto), invece la soluzione era molto più semplice: bastava poco carico per strizzare bene ogni distretto muscolare. Ma la verità è che bastava che guardassi bene dentro di me , cominciai ad amarmi iniziando così un lungo studio di chi ero come ero che sensazioni mi dava l’allenamento, quale endorfina produceva il mio fisico per darmi tutto quel piacere ?? e soprattutto quella sicurezza in me che tanto cercavo ??
Sembravo un universitario del fitness: ad ogni singola ripetizione sembrava che pensassi a chissà cosa, in realtà collegavo solo il cervello a quello che stavo facendo. In tre mesi “esplosi”: ottenni quello che non avevo mai ottenuto in anni, ma soprattutto cominciavo ad apprezzare quanto fosse importante conoscermi...A vent’anni pesavo già 76 chili, una bestia di muscoli, ora gli amici mi definivano così.

io all'età di 17 anni
Non seguivo più tabelle di allenamento, andavo ad istinto, eseguivo esercizi che mi davano piacere,esercizi che mi calmavano e rendevano la rabbia che avevo dentro come una scorta di energia da dosare all’occorrenza nelle altre attività che la vita mi proponeva; fu così convinto ad andare più a fondo di quello che stavo imparando e cominciai ad iscrivermi a corsi per diventare istruttore:ormai ero davvero convinto e gasato! All’età di ventisei anni affrontai la prima gara: sembravo, mi disse il mio preparatore, “una patata grossa ma liscia liscia, senza un minimo di definizione”. Infatti non mi classificai, anzi non voglio neanche ricordarlo. Oltre al fisico mancava anche l’armonia tra il corpo e la mente per poter cosi esprimere sul palco le mie potenzialità.
Non era solo questione di crescere nella struttura muscolare, la vera sfida a quel punto era evolvere anche nel modo di pensare, di percepire la realtà, di proporre le mie idee sulla vita a me e agli altri. Qualcosa ancora non mi rendeva credibile lo sforzo che stavo facendo. L’impegno fisico che aveva trovato finalmente una risposta sul piano concreto si spostava a quel punto sul piano emotivo e psicologico. Avevo bisogno di percepire lo spazio che occupavo, i movimenti con cui mi esprimevo, i contenuti che la mia mente e il mio cuore volevano rendere pubblici. Cosi mi rivolsi ad un famoso coreografo, nonché ballerino, di Padova, che mi definì “un pezzo di legno”! Eppure, più mi confrontavo con altri atleti e più mi rendevo conto che le mie potenzialità era eccezionali: giunture articolari piccole che enfatizzavano la rotondità muscolare, rapporto tra asse bisiliaco e asse bisacromiale perfetti, altezza nello standard, mancava solo un po’ di qualità muscolare che potevo ottenere solo con l’alimentazione; ma, ahimè, a me piaceva mangiare!
Servirono anni di sacrifici, ma, dopo la selezione all’Accademia Olimpia, dove partecipavano i migliori atleti italiani, mi classificai terzo su 120 atleti. Avevo passato un anno a prepararmi: non esistevano amici, serate in discoteca o altro; un anno dedicato a preparare la gara più ambita e importante in Italia per gli atleti di altezza-peso. Vinsi il trofeo Accademia (con relativo ottimo montepremi). Ricordo che prima della gara la tensione era alle stelle: mai stato cosi nervoso in vita mia! Come tutti sapete ce l’ho fatta: mi sono aggiudicato il titolo di CAMPIONE NAZIONALE ASSOLUTO. Eravamo 112 atleti, 22 nella mia categoria stravinta, e agli assoluti, cioè i primi di tutte le categorie arrivai primo, come highlander: ne rimarrà solo uno! Mi sentivo davvero un immortale: sensazione incredibile.

Rimasi a al vertice della mia carriera per un po’ di tempo, ma mantenere l’impegno agonistico significava rinunciare troppo alla vita privata, e decisi così di abbandonare il mondo dell’agonismo, rimanendo però nell’ambiente per trasmettere, ad altri atleti o non, tutte le mie esperienze.
E.: Ti ricordi la tua prima gara? Prova a raccontarla
R.: La prima gara la feci nel 1996, in un paesino sperduto nei pressi di Bergamo… un’organizzazione pessima in un palazzetto che cadeva a pezzi….Vinsi la mia categoria …. non c’era molta competitività, pochi atleti. Scelsi quel contesto perché avevo bisogno dopo tanti anni di allenamento di confrontarmi con altri…e nello stesso tempo finalmente di vincere la mia timidezza… di spogliarmi in pubblico dalla mia introversione .
Questa disciplina non l’ho mai fatta per le competizioni, è sempre stato un modo di lavorare con il mio io interiore, legato, il tutto da una grande passione che mi ha portato fino ad oggi ad una maturazione e non intendo solo professionale, ma di presa coscienza del valore più importante che abbiamo … noi stessi !!
E.: La più brutta gara alla quale hai partecipato?
R.: La competizione che mi lasciò più amarezza fu ai Campionati Italiani, organizzati a Rimini in occasione del Festival nel 1998. In questa gara ero davvero preparato, ma capii quanto fosse importante in questa disciplina, “il bodyfitness”, preparare anche una buona routine con prove funzionali. Questo causò un terzo posto…meritato….avevo lavorato poco sulla coreografia.
Inoltre dal mio punto di vista, l’organizzazione di gare in contesti come il Festival del fitness, fanno assumere a queste, un’ importanza secondaria, come se fosse un contorno dello spettacolo fieristico centro invece di attenzione di fabbriche di business inerenti al fitness. Questo non è corretto nei confronti di atleti che impiegano mesi di duro lavoro.
E.: Quale gara ricordi in maniera particolare nella tua carriera?
R.: Nella mia vita vidi tantissime gare, mi entusiasmava vedere i culturisti messi a confronto nei minimi particolari, apprezzare quanto questi avessero lavorato duro per risaltare i più piccoli DETTAGLI del proprio corpo, dei veri artisti e scultori di corpi ma certamente di anime profonde… Non ricordo bene l’anno, ma fui invitato al Corpus di Bergamo, dove parteciparono alcuni dei piu’ grandi culturisti della storia, come Bob Paris, Samir Bannout, ed Kawak…ed altri.
La cosa che mi fece meravigliare oltre a queste statue perfette, fu per l’ennesima volta, il contesto in cui si esibivano tali campioni. UNA VERGOGNA. Questo mi fece velocemente capire che questa disciplina, non era molto apprezzata e gratificata dalla massa, ma era solamente una nicchia riservata ai veri cultori della costruzione del corpo.
Però nel 1997, se non ricordo male, fui ospitato a vedere una gara a Salsomaggiore, organizzata dall’Accademia Olimpia, rappresentata dal dott. Spattini, prof. Di Cristino e prof. Veronese.
Il presentatore di tale gara era davvero un presentatore (Valerio Merola), la televisione, la stampa, e soprattutto il contesto di quel meraviglioso teatro dove certamente gli spettatori non potevano permettersi il “lusso di aprire una scatola di tonno per fare lo spuntino”. Capii che quella federazione investii più delle altre e la considerazione degli atleti era quella dei protagonisti.
In quell’occasione vinse Andrea Bertona, che per un lungo periodo fu presente su tutte le copertine di riviste del settore. L’importanza della coreografia e soprattutto quello che era richiesto in questa disciplina, inteso come prove funzionali mi affascinò, era per me l’atleta perfetto che radunava le caratteristiche di ogni disciplina, forza, elasticità, resistenza e concentrazione mentale abbinata ad un aspetto fisico ottimale: il Bodyfitness. L’anno seguente vi partecipai anch’io, mi piazzai terzo, fui più che soddisfatto; questa gara non fu facile.
La partecipazione da parte degli atleti, anno dopo anno cresceva, si percepiva la sensazione da parte di tutti che era una gara diversa, era unica. Infatti divenne con il 3° trofeo Accademia Olimpia un ritrovo dei migliori atleti altezza peso di tutta Italia, ai quali era richiesta una prestazione funzionale del proprio fisico coreografata da una routine spettacolare, un vero e proprio spettacolo. A queste gare organizzate dall’Accademia Olimpia parteciparono atleti del calibro di Antonio Vergiani, Marco Acquistucci, Max Bertolani, Andrea Bertona, Paolo Viola, Andrea Romboni, Vittorio Boscolo, e tanti altri ancora… Il terzo trofeo, come tutti sapete, vi partecipai anchi’io e vinsi il titolo di Campione Nazionale Assoluto di Bodyfitness. Fu un anno di preparazione intenso,sia sul piano fisico che per la prestazione atletica. Ma accanto ebbi un famoso coreografo di Padova, prof Ugo Mattia, che mi fece fare il salto di qualità.
E.: Hai qualche gara in programma?
R.: Dopo quest’ultima gara, avrei dovuto partecipare agli europei la settimana seguente, ..in Toscana la selezione… Purtroppo il lunedì successivo alla gara, avvenuta di sabato, un lutto colpì me e mia moglie: davanti al nostro centro fitness, sua cugina/sorella/migliore amica,fu investita da una macchina e mi morì tra le braccia….
La settimana seguente con degli amici mi misi in auto per andare alla selezione degli europei, ma ad un certo punto in tangenziale a Milano, mi misi a piangere e dissi ai miei amici….cosa sto facendo ?
Feci inversione di marcia e tornai indietro……la cosa più importante per me non era la gara, e non lo erano mai state in effetti; la cosa più importante era quella di coltivare il mio interiore amandomi e amando gli altri…per il valore più grande che abbiamo .. “noi essere umani” .. non esiste nient’altro…e quando dico noi lo dico con un’ integrità di anima formata dalla mente e dal corpo.
E.: C'è qualche persona che negli anni ti ha dato la forza o gli stimoli per continuare il tuo percorso nel Body Building?
R.: Sicuramente fin da quando avevo 16 anni la forza l’ho trovata dentro di me, e questo non solo nello sport, ma nella vita… Ognuno di noi possiede una forza ineguagliabile a quella che ci può dare qualsiasi altra persona, dobbiamo solo imparare a gestirla e lo sport in generale è un mezzo molto efficace per farlo.
E.: Hai un episodio che ricordi piacevolmente nel mondo del Body Building?
R.: Sicuramente tutti i miei allenamenti…penso siano stati i momenti più belli in assoluto. E’ chiaro che quando vinsi l’assoluto, è stato un premio di anni e anni non di sacrificio, ma del risultato di una forte passione che mi ha accompagnato nella vita facendomi prendere una strada per me meravigliosa e affascinante.
E.: Un amico di gara? O che appartiene a questo mondo? Descrivilo
R.: Amici ne ho molti, per fare qualche nome che tutti possano conoscere mi viene in mente, Massimo Spattini, Antonio Vergiani, Alessandro Galli, Mauro Sarni, Carlo Bianchi, Carlo Folli, Emilio Thei, Carlo Mulatero, Raffaele Morandini, Alessandro Lanzani, Ermes De Grossi, Andrea Romboni, Max Bertolani, Enrico Levantino, Enrico Veronese, Valerio Merola, Kimberly Lions, Daniela Trevisol,…….e tantissimi altri ancora……..come posso descrivere tutti….!!
E’ un mondo che ci lega. E’ una passione che nasce dentro e che prolifera emozioni che dovremmo trasmettere a tutti, perchè è la scoperta di un tesoro inestimabile quello che nulla ci appartiene solo noi stessi… Da questo, parte l’amore per noi e per gli altri….e tutti coloro, che lo hanno imparato, dovrebbero diventare come una sorta di Sarcerdoti ed insegnarlo agli altri; volersi bene, amarsi, ci dà la possibilità di creare una società sicuramente migliore rispetto a quella che stiamo vivendo attualmente.
E.: Cosa ne pensi del Body Building di oggi e quello di ieri?
R.: Feci una trasmissione su Hystory Channel e l’avvento del bodybuilding negli anni 70/80. Si è commesso un grosso errore, quella di monopolizzare questa meravigliosa disciplina di modellare il nostro corpo a nostro piacimento secondo il nostro pensiero personale.
Quando si monopolizza una filosofia per trarne denaro spesso roviniamo l‘essenza di tale filosofia, che non era certo solamente riservata a coloro che utilizzavano sostanze dopanti ma che certo erano le figure che rappresentavano tale disciplina.
Io credo che per coloro che sono davvero appassionati, non esista oggi o ieri. L ’oggi o ieri è solo per il mercato che chiama wellness, che chiama fitness, che chiama bodybuilding o culturismo; resta comunque una disciplina dedicata a noi, alla nostra persona. L’interpretazione che vogliamo darle è per ognuno personalizzata a seconda di cosa vogliamo realmente da essa.