Tarassaco

Il tarassaco comune è una pianta a fiore (angiosperma) appartenente alla famiglia delle Asteracee. Ha virtù medicamentose, note fin dall’antichità sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie. È anche conosciuto come dente di leone o soffione.

Le foglie di tarassaco sono ricche di potassio e sostanze amare caratteristiche che gli conferiscono poteri diuretici, possono essere consumate come verdura cotta e/o a vapore, ma se si cuociono in ammollo, è bene ricordare che a cottura ultimata l’acqua conterrà la maggior parte dei principi attivi.

Aldilà delle proprietà diuretiche universalmente note, il tarassaco – ed in particolare il suo rizoma e la radice – ha anche proprietà calagoghe e coleretiche cioè, aumenta la produzione della bile ed il suo deflusso dal fegato all’intestino; di conseguenza gli si può conferire un’azione purificante con proprietà antinfiammatorie e disintossicanti nei confronti del fegato: favorendo l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici) e rendendolo di conseguenza una pianta epatoprotettiva.

I suoi estratti vengono quindi utilizzati come purificanti, decongestionanti e disintossicanti epatici. Come tutte le composite, in più, la radice di tarassaco è ricchissima di inulina, una fibra solubile con effetti prebiotici, utili per migliorare la funzionalità intestinale e selezionare una flora enterica simbionte, e, stimolando le ghiandole dell’apparato gastroenterico (saliva, succhi gastrici, pancreatici, intestinali) e la muscolatura dell’apparato digerente, produce un’azione lassativa secondaria.

Infine il tarassaco è in grado di riattivare la funzione immunologica e potenziare la risposta immunitaria del sistema linfatico. L’ossido nitrico (NO), in esso contenuto, è implicato nei processi di regolazione e difesa del sistema immunitario: agisce, infatti, come un messaggero intracellulare stimolando l’attività fagocitaria delle cellule. E’ intuibile come il tarassaco diventa, a questo punto, un trattamento complementare fondamentale, da associare soprattutto alle droghe lassative, proprio in virtù della sua azione riequilibrante.

E per finire:

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PULLOVER – analisi funzionale

Nella continua ricerca degli esercizi che mi permettano di poter sbloccare la situazione di stallo del gran pettorale, qualche settimana fa su consiglio di Filippo Massaroni ho inserito il Pullover.

Ammetto di aver sempre trascurato quest’esercizio, probabilmente perché non ho un’ottima escursione del cigolo scapolo-omerale o perché non sapevo se inserirlo nel giorno del petto o del dorso, o ancora perché allenandomi in fullbody c’era poco spazio per i monoarticolari e sceglievo sempre quelli più edonistici per le braccia, ma ultimamente l’ho rivalutato.

Il pullover è un esercizio monoarticolare, in quanto l’unico movimento è l’estensione dell’omero sul piano sagittale, ma i muscoli coinvolti sono molteplici: gran dorsale, gran pettorale, deltoidi posteriore, gran rotondo, trapezio, romboidi e ovviamente pure il tricipite (soprattutto il capo lungo) e il core come stabilizzatore del movimento.
Si trova spesso che il pullover serve per allenare il gran dentato anteriore, ma non lo trovo molto corretto perché il gran dentato ha la funzione di tirare la scapola facendola aderire alla cassa toracica, abdurla e ruotarla, oltre ad essere un muscolo che entra in gioco nell’inspirazione, elevando le costole.
Ha anche il compito di elevare il braccio sul piano frontale e sagittale, quindi nella fase eccentrica del pullover viene stirato, ma avviene solo nei primi gradi del movimento…se dovessi scegliere un esercizio per potenziarlo opterei per delle alzate frontali, una military press oppure delle adduzioni e abduzione scapolari.

Dal punto di vista meccanico, chiaramente quando il peso è lungo la verticale viene sostenuto dalle articolazioni e non c’è nessun lavoro muscolare, quando inizia la fase eccentrica la resistenza fa’ ruotare il braccio e la massima difficoltà si ha quando il braccio di leva rispetto alla spalla è massimo, ovvero a distensione completa.
Il range del movimento è personalizzato, è molto importante capire fin quando è possibile scendere senza che ci sia uno sforzo eccessivo alla capsula articolare.
Chi ha problemi di mobilità del cigolo scapolare, si accorgerà che arrivati ad un certo punto non si riesce a scendere ulteriormente, c’è un blocco e per compensare e chiudere il movimento si accentuerà la lordosi…è inutile e sbagliato, quando si sente il blocco ci si deve fermare!
Ciò che sicuramente può risultare utile è un lavoro di stretching e riequilibrio posturale, migliorando l’elasticità e detensionando eventuali muscoli contratti.
Anche le braccia non devono piegarsi, devono restare leggermente flesse per tutto il movimento, altrimenti diventa un french press (si può anche fare come alternativa, nessuno lo impedisce, pullover+french press) ed i gomiti non devono divergere perché ciò accade per due motivi, primo perché il carico è eccessivo e si cerca di ridurre il braccio di leva, secondo perché non si riesce a concludere il movimento in quanto si riscontrano dei blocchi articolari.
Il gran pettorale, il gran dorsale, il gran rotondo (quel muscolo sopra il dorsale che contribuisce notevolmente al v-shape) e il capo lungo del tricipite (unico biarticolare che è collegato pure alla scapola) flettono l’omero sul piano sagittale ovvero da braccia sopra la testa le portano in posizione verticale se siamo distesi sulla panca come nel pullover.
Il deltoide posteriore, il romboide i fasci medi del trapezio retropongono la spalla.
L’addome contribuisce a stabilizzare il movimento.
Il gran dentato estende dal basso verso l’alto il braccio, dai 60° fino a 120° sul piano sagittale.
Se eseguito a respirazione inversa, ovvero retto contratto durante la discesa, favorirà lo stiramento del piccolo pettorale.

Visto il numero elevato, per un monoarticolare, di muscoli che vengono coinvolti ci si può chiedere quando inserire il pullover, ovvero se utilizzarlo nella seduta del dorso o nella seduta del petto.

La maggior attivazione del gran dorsale avviene nella fase eccentrica (nella concentrica lo sforzo visto il carico che si può utilizzare è minimo), l’esercizio può essere sicuramente valido, insieme al pull down per permettere di isolare maggiormente il gran dorsale e se inserito a fine seduta può provvedere ad esaurire quest’ultimo quando i muscoli più deboli che intervengono nella lat machine o nelle trazioni sono stanchi; mi riferisco per esempio ai flessori del carpo che si esauriscono molto più facilmente dei muscoli del dorso.
Se fatto con lo scopo di colpire il dorsale, opterei per una panca reclinata.
Anche se personalmente vedo il pullover meglio adattabile alla seduta per il petto e nella seduta del dorso utilizzerei solo il pull down se volessi esaurire il gran dorsale…curiosamente quest’esercizio completa in parte il movimento del pullover perché si svolge da braccia all’incirca orizzontali fino a portarle in basso lungo i fianchi.
Nei rari casi in cui sia presente nella vostra palestra la famosa macchina nautilus per fare pullover, usatela perché è ottima.

Infine, ci sono molteplici varianti a seconda se viene usato il bilanciere o il manubrio, oppure se viene fatto distesi su una panca oppure appoggiando solo le spalle e facendo un ponte.

Nella versione con bilanciere la presa la consiglio larghezza spalle che è quella più naturale e valgono le regole sopra riportate.
Ho trovato uno studio in cui si conferma che l’utilizzo del bilanciere enfatizza il lavoro sul gran pettorale a discapito del gran dorsale, non so quanto questi studi condotti con l’EMG possano essere attendibili, però ve lo linko per informazione:

http://www.fefiso.edu.br/grupoestudo/pdfs/15.pdf

Per quanto riguarda la posizione da assumere sulla panca, io prediligo di gran lunga quella in cui siamo completamente distesi, ovviamente mantenendo le curvature fisiologiche.
Appoggiando solo le spalle sicuramente possiamo estendere maggiormente il tronco e anche il dorso visto che è un estensore del tronco, ma non la trovo molto significativa come differenza, mentre se provate vi accorgete che la posizione è molto scomoda.

Il pullover può essere usato pure come riscaldamento articolare, eseguito ovviamente con bassi carichi.

Può essere molto utile in presenza di cifosi, sia con la classica respirazione che con la respirazione inversa, perché migliora l’articolarità della spalla e allunga il piccolo pettorale e il gran dentato che hanno come funzione l’abbassamento e l’anteposizione dei monconi (il gran dentato, se contratto abduce anche le scapole generando un principio di scapole alate).

Matteo Monaci

superati i 30.000 utenti!

Il 27 giugno del 2013 avevamo pubblicato questo articolo:  http://127.0.0.1/superati-i-20-000-utenti/ per chi non volesse andare a vederlo, sostanzialmente parlava del fatto che avevamo appena raggiunto i 20.000 utenti, oggi a distanza di poco più di 3 mesi riscriviamo per dirvi che abbiamo raggiunto e superato già da qualche ora i 30.000 utenti!!!

Che dire: GRAZIE e ROAD TO 40.000! Lo staff di bodytraining.it

Camomilla

La camomilla (Matricaria chamomilla L.) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Asteraceae. Il termine matricaria fa riferimento al fatto che la camomilla è sempre stata considerata una delle cure fitoterapiche per eccellenza della matrice, ovvero l’organo sessuale femminile, sia per quanto riguarda i processi infiammatori che per i disturbi mestruali.

E’ utilizzata come rimedio lenitivo, decongestionante, addolcente e calmante, in tutti tipi d’irritazioni dei tessuti interni ed esterni.

Le parti utilizzate della camomilla sono le infiorescenze.I suoi costituenti principali: l’olio essenziale (azulene e alfa-bisabololo), il fitocomplesso di flavonoidi (eupatuletina, quercimetrina), le cumarine, le mucillagini, i tannini, il malato, la colina e aminoacidi vari.La camomilla è utilizzata in terapia per le sue proprietà antinfiammatorie, antispastiche e antispasmodiche, è una pianta miorilassante, cioè in grado di produrre un rilassamento muscolare.

Queste proprietà agiscono prevalentemente sulla muscolatura liscia del tubo digerente; è quindi indicata in caso di gastriti, crampi intestinali, cattiva digestione, sindrome dell’intestino irritabile, enteriti, coliti, esofagiti ed ulcera peptica. Le tisane ottenute con la camomilla eliminano i gas intestinali e favoriscono la digestione, producendo un generale miglioramento delle funzionalità del sistema gastroenterico.Inoltre la camomilla trova impiego anche come blando sedativo, con effetto calmante su nervosismo e ansia; le si ascrivono anche proprietà carminative, cicatrizzanti, battericide, antimicotiche, nervine ed emmenagoghe.Si evince che le indicazioni all’uso della camomilla sono numerose: dall’ansia, alla cefalea, alle coliche intestinali, nei problemi nella dentizione (negli infanti),diarrea lieve, mal di pancia, eczemi, flatulenza, lievi disturbi dell’apparato gastrointestinale, infiammazioni cutanee e delle mucose, insonnia, agitazione, nausea e vomito (soprattutto nei bambini).

L’ampio ventaglio delle indicazioni ci fa subito capire come dietro la prescrizione della camomilla quale rimedio medicamentoso ci sia un ottimismo eccessivo; la camomilla può dare sicuramente un aiuto ed è un ottimo coadiuvante in tante terapie, ma si deve essere ben consapevoli che la sua efficacia terapeutica è blanda.

E per finire:

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