Accademia italiana della forza

Lo staff di Bodytraining.it vuole dare visibilità a quello che è forse il miglior proggetto riguardante il mondo dei sovraccarichi degli ultimi anni. Stiamo parlando dell’Accademia italiana della forza.

Il progetto riunisce alcuni dei migliori tecnici dell’allenamento coi sovraccarichi presenti in Italia, assieme ad esponenti del mondo universitario.

Uno degli obbiettivi più ambiziosi è interessanti dell’accademia è dare l’opportunità ai ricercatori di fare ricerca sul campo con il valore aggiunto della collaborazione di chi il mondo della preparazione lo mastica ogni giorno.

Esempio lampante della bontà di questo lavoro è la tesi del docente Federico Fontana. Gli articoli sono molto interessanti sia per il neofita che per i trainer. Questo perchè non si forniscono ricette preconfezionate, ma si danno al lettore i mezzi per comprendere i principi alla base delle varie logiche allenanti.
Anche il trainer navigato troverà molti spunti interessanti da integrare alle proprie conoscenze.

Ecco il link del sito: http://www.accademiaitalianaforza.it/

Statua di Schwarzenegger

Ralph Crawford su commissione del mitico Arnold Schwarzenegger ha scolpito una statua gigante raffigurante proprio Arnold in una sua posa da culturista.

La statua ha dimensioni davvero enormi, infatti è alta circa tre metri e verrà esposta nella sua città natale a Thai, in Austria presso il museo dedicato proprio ad Arnold.

Il Turismo sportivo un business in grande espansione

Il turismTurismo sportivo ciclismo trekking sci sub pesca acquatica o sportivo nasce come attività economica organizzata negli anni ’80 in Europa e negli Stati Uniti e si riferisce a un’insieme di pratiche legate sia allo sport che al turismo in luoghi estranei al proprio contesto ed in un periodo di tempo ben delimitato.

Negli ultimi trent’anni questo particolare settore turistico ha raggiunto nel mondo una tale crescita dei flussi turistici da divenire materia di studio in molte Università internazionali.

Il turismo sportivo infatti rappresenta un nuovo prodotto turistico frutto dell’evoluzione delle richieste e delle necessità sociali creando un’interazione tra le attività sportive con quelle turistiche. Il turismo sportivo fonde l’attività motoria dello sport e i fattori culturali presenti sul territorio e li combina al concetto di viaggio e soggiorno. Lo sviluppo delle discipline sportive e il nuovo modo edonistico di vivere lo sport come piacere hanno concorso a sviluppare un’immagine positiva dello sport come attività fondamentale per il tempo libero. Sport, wellness e turismo sono una delle scommesse per il rilancio turistico – economico del Bel Paese.

L’esperienza sportiva costituisce l’elemento principale di tale pratica turistica che può essere di tre tipi:

    1. Pratica sportiva agonistica
    2. Pratica sportiva amatoriale
    3. Turismo sportivo passivo (accompagnatori, staff societario, equipe medica, ecc)

La scelta di una destinazione turistica legata all’esigenza di praticare un’attività sportiva per un determinato periodo di tempo in un luogo diverso dal nostro contesto ambientale avviene seguendo tutte le particolari richieste tecniche di questo target. Mai come in questo caso l’improvvisazione non è concessa, la conoscenza della pratica sportiva, dei tempi e delle specifiche richieste tecniche sono condizione essenziale per una buona organizzazione turistica.

Il turismo sportivo ha raggiunto un alto livello di sviluppo in Italia soprattutto in Emilia Romagna, in Trentino Alto Adige ed in Lombardia generando nel 2008 oltre i 7 miliardi di euro.

La crescita dei dati statistici è spiegata dal sempre maggiore interesse della comunità internazionale all’attività fisica, alla cultura del corpo e dal riconoscimento della medicina dei benefici derivanti dalla costante pratica degli sport. Inoltre questo particolare target è caratterizzato da un’età giovane e dalla durata media di permanenza nelle località prescelte che si attesta tra le 4 e le 6 notti. Il dato sembra essere ancor più significativo per la pratica sportiva agonistica.

Tra gli sport praticati durante una vacanza, ritiro o gara, risultano essere al primo posto gli sport invernali con il 28% dei viaggi sportivi sul totale e con il 35,6% (turismo attivo) ed il 4,8% (turismo passivo). Al secondo posto si attestano gli sport acquatici con oltre un quinto dei viaggi complessivi, ovvero il 22,9%. In questo caso il 27% sono turisti attivi ed il 10,8% turisti passivi.

Turismo sportivo ciclismo trekking sci sub pesca acquatica

Il 21% dei turisti sportivi ha tra i 18/20 anni dato che cresce sensibilmente nel mondo ancora inesplorato del turismo sportivo agonistico. Il 52% ha meno di 40 anni, in generale se prendiamo in considerazione l’intero campione l’età media sembra attestarsi intorno ai 39 anni (fonte dati Econstat).

Il dato da evidenziare del target è il notevole abbassamento dell’età se analizziamo la domanda sportiva legata al settore sportivo agonistico internazionale, mentre in un contesto di turismo sportivo amatoriale l’età sale attestandosi alle percentuali sopra riportate con un aumento negli ultimi anni degli over 50. Il 21% dei viaggi sportivi viene acquistato online, il 19% si rivolge alle agenzie di viaggio, dati significativi per il turismo sportivo amatoriale. Nel turismo sportivo agonistico si riscontra ancora una percentuale alta di società che effettuano la programmazione e prenotazione turistica per i propri atleti indoor, ma questa abitudine dovuta anche ad un completo disinteresse e non sufficiente conoscenza tecnica da parte degli operatori turistici sembra cambiare negli ultimi anni, infatti sempre più società si affidano alla consulenza di esperti del settore.

Il turismo sportivo è essenziale per l’economia nazionale soprattutto per la destagionalizzazione della domanda. Inoltre la pratica sportiva ed in generale gli eventi sportivi attirano un numero consistente di flussi turistici stranieri ed il territorio nazionale si presta alla pratica di tutti gli sport dal golf, alla vela, all’equitazione, agli sport estremi, allo sci, al trekking ecc. Altro dato da non sottovalutare è la capacità che queste discipline hanno di attirare una clientela big spender con un’alta disponibilità economica.

La programmazione turistica per lo sviluppo di un determinato territorio dovrebbe includere i seguenti fattori: Turismo + Creazione di Eventi + Sport + Wellness + Enogastronomia + Beni Culturali = Domanda turistica moderna.

Dr. Nicolò Governatori
Consulente per lo sviluppo economico-turistico dei territori (Toring Sport Elite)

La pratica sportiva ed il Luxury Travel Market

Il popolo dei “big spender” che costituisce il cosiddetto turismo up-level, alimenta l’industria del lusso e controlla da solo un quarto del fatturato del turismo internazionale generando un giro d’affari pari a 116 miliardi di euro nel 2008, business che negli ultimi 5 anni ha avuto una crescita costante, stimata in 10 punti percentuali e composto da un numero che conta più di 25 milioni di viaggiatori in tutto il mondo.

Un target che considerate le ultime statistiche fornite dall’Omt sui flussi, rappresenta il 3% del totale del comparto turistico e contribuisce nella misura del 25% agli introiti complessivi del settore. Una piccola fetta di mercato su cui si stanno concentrando sempre più le attenzioni dei principali attori commerciali a livello mondiale, con una battaglia serrata e continua alla ricerca della massima personalizzazione.

Secondo gli ultimi dati, i viaggi di lusso hanno visto una crescita del 10% all’anno negli ultimi cinque anni: 25 milioni di turisti nel 2008, che hanno speso 116 miliardi di euro, circa il 25% dell’intero comparto. La crisi intacca dunque molti settori e sta accelerando un processo evolutivo che determina progressivamente la scomparsa del “lusso medio“, rilanciando e rafforzando il settore del lusso più esclusivo e sfrenato (International Luxury Tourism Market – ILTM).
Questo specifico target richiede di provare un’esperienza unica e irripetibile, servizi alberghieri di altissima qualità e in grado di offrire al cliente un reale beneficio, tale da giustificarne il prezzo pagato. Il lusso consiste nell’esperienza e nelle emozioni che si traggono dal consumo del prodotto realizzato appositamente per questa nicchia di mercato.

Rispetto al passato si è verificato un cambiamento anche della provenienza geografica di questi flussi turistici, una volta rappresentati dalla clientela americana ed europea, mentre oggi si evidenzia un sostanziale aumento di “big spender” provenienti dai Paesi con economie emergenti come Russia; India; Cina, Brasile. La spesa media per una vacanza in Italia è di 6.000 euro
Il settore dei viaggi d’élite è l’unico mercato turistico che non ha avuto delle grandi perdite a causa della crisi dei mercati finanziari e delle recessione mondiale. Ciò nonostante il trend di crescita che ha caratterizzato questa esclusiva nicchia, subirà delle contrazioni già evidenti dall’ultimo trimestre del 2008 ed inizio 2009, rispetto al 2007 ma facendo registrare comunque performance in crescita. Sul segmento elevato e di lusso si gioca quindi il futuro di una quota rilevante del fatturato turistico di settore sia Italiano sia internazionale.

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barca vela regata turismo sportivo sport atleti agonisti gare

 

 

 

 

 

 

La pratica sportiva e la partecipazione ad eventi, è una delle esperienze richieste dal turista big spender, in particola modo: il golf, la vela, l’equitazione, il polo, il tennis, il paracadutismo, la Formula 1, il Moto Gp, il Rally, il deltaplano, il climbing, il diving e il calcio. Normalmente lo sport è inserito in un ventaglio più ampio di attività: dai viaggi itineranti alla scoperta di mete inconsuete, come il soggiornare in dimore storiche, in castelli, in residenze nobiliari, al degustare le prelibatezze enogastronomiche locali (DOP-IGP.DOCG), alle crociere superlusso, con servizi esclusivi, uniti allo shopping più sfrenato nei templi dei fashion brand o nei fashion district, come emerge dai recenti studi che ne sottolineano il repentino trend di crescita sia in Europa che in Italia.

Il trend emergente per il 2009 è il benessere termale ad altissimo livello, con spa e centri benessere, in tutta Europa. Attualmente sembra cambiata anche la percezione del lusso legato al pernotto in grandi catene alberghiere, ma a fare tendenza ora sono alberghi esclusivi, centrati sull’estetica globale (location interna ed esterna) e sul servizio completamente personalizzato.
Il turista “big spender” richiede un prodotto tailor made che soddisfi le proprie curiosità e esigenze. Un’offerta non massificata ed un servizio caratterizzato dall’esclusività del trattamento.

Il lusso, quindi, non è tanto nel valore della pratica, ma in tutte le cure e i servizi aggiuntivi che possano far sentire il cliente coccolato. I mezzi di prenotazione utilizzati principalmente da questo target sono le agenzie di viaggio specializzate nel lusso e nel gestire una clientela up-level. Il turista “tipo” a cui ci riferiamo rientra nelle seguenti categorie: Imprenditori, liberi professionisti, classe dirigenziale, individui provenienti da famiglie facoltose e con titoli nobiliari. Segno distintivo dell’ospitalità di lusso non è dunque l’opulenza, ma la tranquillità, il silenzio, l’esclusività, il tempo per sé; non è il prodotto in quanto tale, ma l’esperienza e le emozioni che si traggono dal suo consumo.
La clientela italiana è un mercato che sta diventando sempre più interessante per il turismo di lusso. Ad avvalorarlo i dati registrati dall’ufficio Leading Hotels di Milano.

Nel settembre 2008 i pernottamenti hanno registrato un incremento del 33% rispetto allo stesso periodo del 2007. In tema di prenotazioni i canali utilizzati sono per il 55% il numero verde, per il 35% tramite agenzie specializzate, mentre Internet incide per circa il 10%, quasi il doppio rispetto all’anno scorso. I nostro mercato legato al target up-level ha inoltre registrato il più alto incremento delle prenotazioni tra i Paesi europei, seguito dalla Francia, +25%, Spagna 20%, Germania 17%, Nord Europa 10%, Svizzera 10%.

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Il cliente richiede non solo un hotel che sappia offrire e gestire le richieste più bizzarre, ma un’offerta di servizi aggiuntivi esterni alla struttura alberghiera che possano portare alla piena “costumer satisfaction”.
La provenienza straniera dei top-costumer che scelgono l’Italia è principalmente Russa, ma si possono elencare anche flussi giapponesi, americani, inglesi, indiani, arabi e cinesi.

Ai vertici della classifica dei top spender si confermano i russi con il 30% della quota di spesa complessiva, seguiti dai giapponesi con il 23% e i cinesi con il 20%. La spesa di questi è suddivisa tra le seguenti voci: il 33% è riservato alla accomodation, il 22% allo shopping, il 18% è riservato al cibo e il 10% ai trasporti.
La Russia, la Cina e a breve India rappresentano le nuove realtà con le quali si deve necessariamente fare i conti per avere un quadro completo dei futuri scenari di incoming turistico. Questo particolare target è molto sensibile alla propria cura del corpo, ad una costante pratica sportiva, al wellness ed al buon cibo. l trend è confermato dal costante aumento di strutture alberghiere in tutta Europa, pensate e realizzate esclusivamente intorno alla tematica sportiva.

Hotel concepiti come esclusivi templi dello sport e del wellness, con servizi di alto livello quali: concierge per assistere il cliente durante tutto il viaggio, un servizio assistenza completo disponibile h24 e in multilingua, un servizio hostess ed interpreti, noleggio auto di lusso, servizi di personal trainer, fisioterapisti, istruttori di pilates e la consulenze di nutrizionisti.

Tra i servizi esclusivi è possibile prenotare anche un bodyguard, infatti la privacy e la sicurezza personale sono considerati da questo particolarissimo target condizioni essenziali. La disponibilità di guide multilingua messe a disposizione dall’hotel per eventuali tour su richiesta. Gli ospiti posso richiedere anche la possibilità di usufruire di un consulente di immagine – personal shopper per scoprire luoghi insoliti ed interpretare la selezione delle grandi firme più note e le botteghe artigiane più caratteristiche secondo il gusto personale del cliente.

 

 

Dr. Nicolò Governatori
Consulente per lo sviluppo economico-turistico dei territori (Toring Sport Elite)

Trend in crescita del Turismo Sportivo

L’evoluturismo sportivo ciclismo sport invernali mountain bike snowboard zione della pratica turistica e della cultura del benessere

La comunità scientifica internazionale e la società moderna, riconoscono sempre più l’importanza di una costante attività motoria e di una corretta alimentazione, come antico segreto per rimanere in forma, sia fisicamente che mentalmente.

Lo sport, il wellness, sono pratiche in grande espansione e la sensibilità dell’opinione pubblica su questi temi è cresciuta molto negli ultimi anni. Il turismo sportivo da piccola nicchia, stà facendo registrare un trend in continua ascesa, tanto da attirare l’attenzione delle amministrazioni turistiche centrali a livello internazionale.

E’ opinione comune che la “vacanza sportiva” vissuta sia da spettatore, sia da soggetto attivo all’interno di un evento sportivo particolare, può essere un’ottima soluzione per la destagionalizzazione dell’offerta turistica in qualsiasi territorio. I flussi generati dall’indotto possono portare dei benefici a tutta le realtà economiche locali.

Secondo i dati riportati dall’ultima ricerca effettuata dall’Osservatorio sul Turismo Sportivo di Econstat, in Italia la spesa si attesta nel 2007 a 6,3 miliardi di euro per le vacanze sportive. I dati mostrano che nel 73% dei casi studiati sul totale delle presenze legate ad un viaggio sportivo, i turisti praticano lo sport a livello dilettantistico e amatoriale, il 16% per assistere ad eventi e 11% per accompagnare familiari impegnati in modo attivo.

turismo sportivo snowboard sport invernale turismo invernale neve montagna

I numeri parlano chiaro, il mercato genera annualmente 10,7 milioni, con soggiorni per 60 milioni di notti, ovvero quasi il 10% sul totale dell’industri turistica italiana, ed una spesa che si aggira intorno ai 590 euro per singolo viaggiatore. La crescita riscontrata dal comparto, negli ultimi cinque anni è superiore al 10%. (Fonte: Osservatorio Econstat)

La sensibilità a livello internazionale sul tema della pratica sportiva e del wellness, è cresciuta molto nell’ultimo decennio, seguire uno stile di vita sano, sia a tavola che nella pratica sportiva, aiuta al raggiungimento di un equilibrio psico-fisico ed al vero “benessere” inteso come armonia del corpo, dello spirito e dell’anima, concetto alla base delle culture orientali.

La cultura del wellness cresce e con essa crescono i flussi di turisti che viaggiano sia per provare un’esperienza rilassante ma allo stesso tempo attiva, sia per partecipare a manifestazioni sportive dilettantistiche ed agonistiche. L’identikit del turista sportivo è di: traveller tra i 25 e 39 anni, residente nelle grandi città, soprattutto del nord, con un buon grado d’istruzione. Altra nicchia dalle grandi potenzialità, è rappresentata dalle presenze turistiche legate al “turismo sportivo agonistico”, che richiede tutto un indotto dedicato e professionale, dall’organizzazione alla scelta dei singoli servizi che devono rispettare precise esigenze in base alla disciplina praticata.

Il sistema turistico italiano deve puntare alla costruzione di strutture attrezzate e professionali, rispettando standard qualitativi di livello da nord a sud del paese, l’offerta dovrebbe essere omogenea nei servizi, in tutte le regioni italiane, in modo da garantire un trattamento adeguato, soprattutto se i clienti sono professionisti con orari e richieste particolari legate all’attività sportiva.

turismo sportivo ciclismo mountain bike montagna vacanza estiva

Il Bel Paese ha grandi possibilità di sviluppo per questa nicchia, a causa di una serie di fattori strategici, come l’importanza, la partecipazione e la passione riscontrate in Italia nei confronti dello sport, lo dimostrano anche le continue vincite internazionali conquistate dai nostri atleti. Il turismo sportivo inoltre può essere il fattore principale di visita in una delle nostre bellissime regioni, visita che può essere prolungata se abbinata ad un’esperienza enogastronomica o storico-culturale.

La concezione che si deve portare avanti per ottenere dei risultati evidenti in un contesto turistico internazionale, maturo e molto competitivo come quello odierno, è una visione turistica modulabile dove ogni singolo comparto ed ogni singola offerta devono essere studiati per il target individuato, offrendo professionalità e qualità, ma in un’ottica di pratica turistica “macro”, dove il turista esperto può decidere a propria scelta se includere nella propria vacanza una o più esperienze.

Dr. Nicolò Governatori
Consulente per lo sviluppo economico-turistico dei territori (Toring Sport Elite)

LA CULTURA FISICA PER TUTTI… GLI AUDACI

Palestre piene di gente, sale pesi spesso rimpicciolite a beneficio di altri spazi per le ultime novità trovate, persone che eseguono movimenti somiglianti a degli esercizi, assenza di ragioni tecniche sul perché di quei movimenti che ognuno impara dai più anziani, sguardi rivolti a schermi giganti mentre i decibel spaccano i timpani, distributori di bevande più usati dei bilancieri, manubri pesanti coperti da polvere e ragnatele.

Negli ultimi 23 anni ho avuto modo di assistere alla progressiva mutazione delle attività nelle palestre e ne ho, quindi, raccolto delle sensazioni.

Sostanzialmente, grazie alla ragione “soldi”, si è sempre cercata la novità divertente, alimentando sempre più la comune illusione di risultati senza impegno, con venditori che hanno sostituito gli insegnanti competenti e, le macchine strane, gli attrezzi fondamentali. Attraverso racconti divertenti ed analisi tecniche vi parlerò di tutto ciò che, a mio modesto avviso, rappresenta un ostacolo per la crescita ed il benessere psico-fisico.


“LA CULTURA FISICA PER TUTTI… GLI AUDACI, ovvero i perché dell’assenza di risultati”

Steve Reeves body builder cultura fisica culturismo armonia bellezza proporzioni vecchi culturisti

Audaci si, ma nei confronti di un sistema tanto riconosciuto quanto inutile. So già che che parlare in questi termini mi creerà dei detrattori, ma per me non è una cosa nuova, anzi. Quindi esordisco con l’invito a sforzarvi di ignorare le teorie imperanti.
Mi direte “ma come, sono anni che faccio palestra e vuoi che ignori quello che ho assimilato finora? E perché mai..!!??”.

Vi espongo alcune ragioni di non poco conto. Se non siete utilizzatori di sostanze dopanti, avete raggiunto la forma desiderata? Quel dannato muscolo carente, ne ha voluto sapere di crescere? Fate parte di coloro che non hanno mai avuto problemi a tendini e/o articolazioni ? Chi vi dà un suggerimento, è poi in grado di spiegarvene le ragioni? Se avete risposto no ad una sola di queste domande, forse avete una ragione per darmi almeno il beneficio del dubbio continuando a leggere.

Avete mai fatto caso che, nelle palestre, tutti fanno gli stessi esercizi nello stesso identico modo e, se glielo chiedete, scoprite che usano lo stesso programma? Ma vi pare?? Ma secondo voi è verosimile che tutti abbiano la stessa costituzione morfologica e fisiologica da non essere così costretti a studiarsene uno proprio? Gambe lunghe con torso corto e viceversa, mr. busto vs mr. braccia, donna mela e donna pera, scapole alate su rachide cifotico… E chi più ne ha più ne metta. Eppure continuo a vedere scempi scambiati per leggi assolute.

Vi racconto di alcune situazioni che sono costretto a vivere di persona fin troppo spesso. Sono lì che ho appena finito una estenuante serie e, con la coda dell’occhio, mi capita di scorgere una stranezza: un poveraccio, inesperto, che cerca di fare la sua prestazione sulla panca orizzontale. Accorro per evitargli che combini guai e poi, dopo aver ricevuto la sua gratitudine, gli chiedo come mai si costringe a questi rischi. Mentre lui mi risponde che senza quell’esercizio eseguito alla morte non si può dire che si stia allenando il petto (!!!!!!!!), lo osservo e noto che la sua impostazione toracica e cingolo-scapolo-omerale è tale da suggerirgli alternative più adatte.

Voi quanta considerazione credete che mi abbia dato? Mentre mi risponde che ci penserà, si avvia ad allenare le spalle con il lento dietro… ( per chi non lo sapesse, questo esercizio è in grado di danneggiare anche le spalle più sane e forti che ci siano ). Lo vedi che scruta bilanciere e si accinge a regolare l’inclinazione della panca. Poi, all’improvviso, il suo sguardo incontra la Smith machine (bilanciere con movimento guidato) che sembra quasi chiamarlo…: ” Dai vieni, io sarò più dolce e comoda, quasi non ti sembrerà di soffrire…”. Lui, come un compagno di Ulisse esposto al canto delle sirene, non resiste e va.

Prende una panca e cerca una posizione corretta (??), gli sembra di avercela fatta, si dirige verso i dischi ed inizia a calcolare il peso necessario mentre carica la macchina; poi decide di aggiungerne ancora (tanto c’è chi lo aiuterà…). Inizia la serie senza nessun adattamento, tanto è già caldo per via della panca orizzontale (!!). Dopo mezza ripetizione comincia a sbuffare, poi passa agli urli, diventando l’attrazione principale della palestra in quei secondi.

Qualcuno pensa che non ce la farà; io decido di avvicinarmi perché so che sto per ripetere l’esperienza di pochi minuti prima… E’ il momento di intervenire. Dopo aver avvicinato le mani ai suoi gomiti, mentre immagino la terribile scena all’interno delle sue capsule dei rotatori, mi accorgo che sto usando i miei bicipiti a tal punto da pensare di saltare il loro prossimo allenamento; quindi decido di diminuire il mio supporto in modo che lui, preso da una sensazione di incapacità, decida di terminare ma… Cosa succede?? Mi dice che deve farne altre 5 !!!!!!!!!!

Terminata la serie (ed anche la mia per i bicipiti), visti i suoi problemi con l’articolazione cingolo-scapolare che già conosciamo, gli suggerisco alternative più adatte, provando anche a spiegargli che non è assolutamente necessaria (so che per molti sto per dire un’eresia…) nessuna forma di distensioni al di sopra della testa per stimolare le sue spalle a crescere.

Voi quanta considerazione credete che mi abbia dato? Questa volta non mi risponde che ci penserà, mi dice che è impossibile ciò che affermo, perché sa che senza distensioni le spalle non cresceranno mai. Mentre una lacrima solca la mia guancia, gli spiego che la principale funzione del deltoide è quella di aprire le braccia, non quella di distenderle in alto, perché in questo caso, c’è solo la parte anteriore che interviene brevemente e tutto il resto lo fanno i muscoli circostanti.

A questo punto, visto che sto svalorizzando quello ha imparato nei suoi “lunghi” 2 anni di pratica e visto che non vuole ridermi in faccia, decide di liquidarmi con “quelle” parole: ci penserò. Poi si avvia a fare le aperture laterali. Dunque, si dirige verso i manubri, ne sceglie un paio che secondo lui servirebbero a scaldarsi, ma che in realtà non riuscirebbe nemmeno a farci una serie corretta, poi comincia a produrre un movimento degno del miglior ballerino di funcky. Braccia angolate (che io definisco a direttore d’orchestra), corpo che sembra in balìa del mare forza 10 su una tavola da surf, gomiti ben assicurati ai fianchi…Il tutto condito con degli urli questa volta un po’ compressi. E lo show ricomincia.

Terminata la serie mi guarda, come se cercasse un consenso, come se volesse chiedermi cos’altro io avessi da dire. Stavolta decido di starmene in disparte, ma si avvicina lui e mi chiede una mano per la serie successiva (sigh!). Prende un peso maggiore (doppio sigh! ) ed inizia il suo movimento mentre io cerco di indurlo ad alzare quei benedetti gomiti ma, dopo alcuni tentativi, mi accorgo anche qui che sto allenando i bicipiti – ma anche un po’ i deltoidi anteriori – e questa volta sono sicuro che il loro prossimo allenamento lo salterò.

Finita la “colluttazione”, mi chiede se per caso lo avessi aiutato troppo. Prendo qualche secondo per pensare ad una risposta non offensiva e… trovato! Gli dico: ” Guarda, quest’altro tipo di esecuzione si sente di più”, e gli mostro quella corretta. Lui mi chiede come mai quella strana (!!!) posizione…Gli rispondo che se non si mantiene col torso un poco proteso avanti saranno ancora i deltoidi anteriori i protagonisti della situazione. Mi rivolge uno sguardo di sufficienza e poi mi dice: ” Ma io non ho mai visto farle in questo modo però..”, mentre io, lo confesso, rimango senza parole. Poi una sorpresa.

Forse colto da un improvviso senso di cooperazione, mi chiede di assisterlo mentre prova con la mia tecnica. Io mi accingo a prendere dei manubri, non troppo leggeri per evitare che si offenda ( io quel peso lì..?? ), lui storce ugualmente il naso, ma ci sta’ ed inizia.

Dopo avergli “estorto” un movimento accettabile – si perché il peso, nonostante io lo abbia ridotto, era fuori della sua portata – mi guarda attonito e mi dice: “Mamma mia, ma sei matto? Mai sentito così tanto!”. Questa volta non mi dice che ci penserà, ma che cambierà subito. Peccato che la volta successiva lo vedrò di nuovo fare il direttore d’orchestra col Funky…

Adesso è il turno dei deltoidi posteriori. Si trova ancora davanti ad una serie di manubri e, inutile a dirsi, ne sceglie un paio troppo pesanti, anche se per un’esecuzione barbara. Con quei pesi vicino si siede sul bordo di una panca, si piega in avanti, incurva “perbene” il rachide – ignorando completamente ogni accorgimento teso ad evitare danni allo stesso – ed inizia uno strano movimento che lo rende più simile ad un talebano che prega Allah mentre Bush lo prende ritmicamente a calci, piuttosto che ad una persona desiderosa di allenare i suoi deltoidi posteriori.

 

Sbuffa, sgomita prima in su e poi indietro, oscilla, salta, pronuncia qualche parola in aramaico – che poi corregge in arabo – e alla fine, sfinito, molla i manubri, quasi volesse testare la solidità del pavimento. Si alza; il suo sguardo è quello di uno in preda ad una crisi mistica ma, dopo una ventina di secondi, diventa quello di uno soddisfatto in cerca di consensi che, “casualmente”, incontra il mio di sguardo ed inizia a chiedermi cosa ne penso.

 

Io, stufo dei discorsi precedenti, gli parlo con rispetto, ma chiaramente. “Amico mio, se vuoi chiamare in causa i posteriori, dovresti fare tutt’altro!”. Al suo “perché?”, rispondo che col suo movimento ed in quella posizione, anche volendo usare più attenzione, quando va bene si innesca quella catena cinetica che io definisco ” trapezio che tira la scapola che tira il deltoide posteriore che tira l’omero che tira etc…” e, quando va male, “trapezio che tira la scapola che tira il grande rotondo che tira l’omero che tira etc..”, bypassando totalmente il muscolo interessato.

Sconcertato mi chiede ancora: “Quindi?”. Così io gli mostro un rematore con busto a 70° ma, prontamente (me l’aspettavo), mi dice che serve per la schiena (sigh! ti pareva!). Cerco di spiegargli che il rematore per la schiena va fatto con torso orizzontale e che, alzandolo, cambia tutto. Lui risponde che non ha mai visto prima questo approccio… Si volta, prende la strada degli spogliatoi mentre io, rattristato, gli guardo quel vuoto che ha tra la scapola alata ed il deltoide anteriore (si, non ha nemmeno il laterale )… Per ora mi fermo qui, ma avrò tante tante tante altre cosette da raccontarvi (spero che mi ritengano all’altezza di scrivere ancora qui…).

Massimo Storto
Personal Trainer, Preparatore Atletico

LA NASCITA DEL JUDO

Voglio, con questo mio primo intervento, spiegare come e perché nasce il JUDO. Cercherò di essere il più possibile sintetica e di spiegare ogni termine, in modo da renderlo comprensibile anche a chi non conosce ancora nulla di quella che ritengo essere una meravigliosa attività fisica.

Il Judo è una disciplina giovane, nasce dall’esigenza di JIGORO KANO di trovare un’attività fisica che lo aiuti nella crescita, nel rafforzamento del fisico, nell’equilibrio e che sia adatta ad una persona con le sue caratteristiche.

JIGORO KANO è, infatti, un uomo di kg 50 per m1.6 di altezza; è molto esile e fragile e, pur essendo intelligentissimo, a causa della sua scarsa fisicità, è maltrattato e deriso dai compagni. Per tale motivo decide di provare ad irrobustirsi praticando delle discipline sportive. Inizia col baseball e crea il primo club giapponese il “kasei baseball club”, si interessa poi al ju jitsu o (ju jutsu che significa “arte della cedevolezza”, arte giapponese antichissima utilizzata dai Samurai). Di questa disciplina lo incuriosisce il fatto che anche una persona piccola possa battere un uomo grande e grosso.

padre judo jigoro kano arte marzialeJigoro Kano (28 ottobre 1860 – 4 maggio 1938)

Nel 1877 Jigoro, si trasferisce in università a Tokyo, dove trova un dojo (“luogo dove si segue la via” per noi occidentali, palestra dove si praticano le arti marziali) per iniziare questa nuova avventura. Jigoro Kano pratica con grande dedizione il ju jitsu prima col M° Fukuda e poi col M° Mataemon Iso, diventando Maestro lui stesso. Apprese le tecniche, si trasferisce in un altro dojo dove viene insegnato il randori, ovvero, il combattimento. In questo modo completa la sua formazione. Nel 1882 apre il suo primo dojo di soli 12 tatami. Un tatami (pannello per la pavimentazione tradizionale giapponese) misura normalmente cm90x180 e, con l’aiuto di 9 suoi discepoli, nasce il KODOKAN -JUDO (scuola per seguire la via). Jigoro estrapola alcune tecniche del ju jitsu, quelle secondo lui più efficaci per ottenere il miglior risultato col minimo sforzo, facendo nascere il JUDO, dove DO sta per via, inteso come percorso o metodo, e JU sta per cedevolezza (via della cedevolezza).

Nasce una rivalità tra i praticanti del “Metodo Kano” e quelli del Ju Jitsu tradizionale. Per sedare i nervosismi, nel 1886, venne indetto un torneo tra le due scuole che servì anche alla questura di Tokyo per decidere con quale metodo addestrare i propri agenti. Il risultato fu devastante: su 15 incontri 13 li vinsero i praticanti di JUDO e 2 finirono in parità.

Nel 1895 Jigoro, con l’aiuto dei suoi allievi migliori, decide di codificare un metodo di insegnamento suddiviso per gradi, 5 per l’esattezza, che viene chiamato GOKYO. Nel frattempo studia dei KATA, ovvero delle forme, o raggruppamenti di tecniche. In tutto, quelli riconosciuti dal Kodokan, sono 7, i randori no kata:

    • Nage no Kata – forma delle proiezioni
    • Katame no Kata – forma del controllo

e altri tipi di forme:

    • Kime no Kata – Forma della decisione
    • Kodokan Goshin Jutsu – Forme di autodifesa moderna del Kodokan
    • Ju no Kata – Forme della cedevolezza
    • Itsutsu no Kata – le cinque Forme
    • Koshiki no Kata – le Forme antiche
    • Seiryoku Zen’yō Kokumin Taiiku no Kata – Forme per l’educazione fisica nazionale alla massima efficienza

Qualche anno dopo, nel 1921, modifica e migliora il GO KYO e diventa così come lo conosciamo oggi. Una volta preso piede in Giappone, Jigoro, decide di far conoscere il JUDO al resto del mondo. Inizia, quindi, a viaggiare e rimane per diversi anni anche in Italia (dal 1928 al 1934). Il suo scopo, però, era quello di portare la “sua creatura” alle OLIMPIADI. Nel 1938 venne invitato al convegno del CIO (comitato olimpico internazionale) in Egitto, al Cairo, dove propose il judo che venne accettato. Ma il suo sogno si avverò solo alcuni anni dopo la sua morte. Jigoro, infatti, morì durante il viaggio di ritorno in nave. Nel 1964 il judo fece il suo esordio ai giochi olimpici.

Ecco una sintesi cronologica della vita di Kano, in cui si denota che non era solo uno sportivo ma una persona di grande cultura e pieno di iniziative:

    • 1860 – Nasce il 28 ottobre, a Mikage terzo figlio di Kano Jiroshaku Mareshiba, produttore di sake.
    • 1877 – Inizia lo studio di jujitsu Tenshin-shin’yo sotto Fukuda Hachinosuke.
    • 1881 – Laureato all’università di Tokyo. Inizia lo studio di Kito-ryu sotto Likubo Tsunetoshi.
    • 1882 – Apre il Kodokan in Eisho-ji. Insegna al liceo Gakusuinin (Scuola del Pari).Viaggia in Europa per studiare i metodi scolastici.
    • 1891 – Diviene Consigliere del Ministero della Pubblica Istruzione e Preside del 5° Liceo Nazionale in Kumamoto.
    • 1893 – Dirigente della Sezione Libraria del Ministero. Dirigente del 1° liceo Nazionale. Preside della Scuola dei Maestri.
    • 1898 – Dirigente del Dipartimento Affari del Ministero dell’Educazione.
    • 1902 – Fonda un’associazione per lo scambio di studenti con la Cina (attiva fino al 1909).
    • 1909 – Il Kodokan diventa Ente Morale.. Kano è membro del C.I.O.
    • 1911 – Fonda la Scuola dei Maestri del Kodokan. È il primo presidente della Japan Athletic Ass.
    • 1912 – Accompagna la prima delegazione giapponese partecipante ai Giochi olimpici di Stoccolma.
    • 1920 – Presenzia alla 7° Olimpiade in Anversa.
    • 1928 – Presenzia alla 9° Olimpiade in Amsterdam.
    • 1932 – Presenzia a Los Angeles alla 10° Olimpiade. Nasce al Kodokan la Società Ricerche Mediche sul Judo.
    • 1933 – Visita l’Europa per offrire Tokyo come sede per la 12° Olimpiade.
    • 1935 – Riceve il premio Asahi (“Speciali Contributi a Causa dello Sport”).
    • 1936 – Presenzia alla 11° Olimpiade in Berlino.
    • 1938 – Il 5 maggio sul piroscafo Hikawa Maru, Muore di polmonite tornando dal Cairo dove il C.I.O. aveva deciso di svolgere a Tokyo la 12° Olimpiade (con inclusione del Judo), poi annullata a causa della guerra.

Nella sua idea educativa il judo era il mezzo di possibile miglioramento dell’uomo, sia sotto il profilo etico che fisico.Il JUDO è comunque un’arte marziale di difesa. Non sono previsti atemi (attacchi). Sinteticamente lo si può suddividere in proiezioni, leve articolari e strangolamenti. In un prossimo intervento specificherò di cosa si tratta.

Laura Bernacchi,
allenatore 3° dan di judo CONI – FIJLKAM e allenatore pesi CONI – FIPCF

Profili penalistici del doping sportivo (seconda parte)

I profili sanzionatori che mirano a colpire la somministrazione ma anche l’assunzione di sostanze ricomprese nella classificazione di quelle dopanti, sono introdotti dall’art .9 della Legge 376/2000,che prevede che sia comminata la pena da 3 mesi a 3 anni con la multa da € 2.582 a € 51.645 per chiunque somministra,

procura, assume o comunque favorisce l’utilizzo di sostanze farmacologicamente o biologicamente attive non consentite o comunque vietate rientranti nella ripartizione in classi operata dal Ministero della sanità d’intesa con quello per i Beni e le Attività culturali, su proposta della Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive.

L’individuazione delle pratiche e delle sostanze considerate dopanti oggetto del divieto penale,avviene peraltro anche nel rispetto delle disposizioni della Convenzione di Strasburgo, delle indicazioni del CIO e degli organismi internazionali preposti al settore sportivo.

Il comma 3 dello stesso art. 9 prevede un aumento della pena se dal fatto è derivato un danno per la salute, ovvero se il fatto è commesso nei confronti di un minorenne o infine se il fatto è commesso da un componente o dipendente del Coni o di una Federazione sportiva nazionale,di una società,di un’ associazione o di un ente riconosciuti dal Coni.

Alla luce della sintetica ricostruzione della normativa fondamentale in tema di doping di cui alla Legge 376/2000, occorre fare alcune considerazioni.

In primo luogo questa normativa si riferisce agli atleti professionisti non includendo i dilettanti e gli amatoriali e difetta inoltre di sanzionare penalmente gli atleti che si rifiutano di sottoporsi al test antidoping, comportamento punito esclusivamente sul piano dell’ordinamento sportivo.

Queste 2 omissioni costituiscono indubbiamente delle lacune presenti nella legge che peraltro possono essere agevolmente colmate con l’introduzione di norme ad hoc dirette ad integrare la normativa di specie a cui si deve comunque riconoscere carattere innovativo, preventivo e dissuasivo rispetto a pratiche illecite sempre più diffuse nel mondo dello sport professionistico.

Per quel che attiene all’elemento soggettivo del reato, esso è verosimilmente configurabile, quasi esclusivamente, ove sia ravvisabile una condotta cosciente e volontaria e dunque dolosa di somministrare o assumere sostanze dopanti che alterino le prestazioni sportive dell’atleta. Più difficile ipotizzare una condotta che integri una violazione solamente colposa del precetto penale introdotto dalla Legge n. 376/2000.

Infine vorrei concludere con una considerazione di carattere più sociologico che giuridico.

L’ applicazione, ma anche e soprattutto la reale efficacia di questa normativa è a mio modesto parere subordinata alla trasmissione da parte di coloro che sono preposti all’educazione in senso lato, i genitori, e a quella sportiva in particolare, gli istruttori,gli allenatori, di valori positivi, basati in primo luogo sulla correttezza e lealtà sportiva nonché sull’idea di preservare innanzitutto la salute degli atleti,che costituisce un bene talmente prezioso da rendere sconsiderato perché altamente dannoso l’utilizzo di pratiche farmacologiche dirette ad incrementare le prestazioni sportive.

Ecco, da qui l’esigenza e l’auspicio che l’applicazione della legge sul doping sia estesa anche agli atleti amatoriali, che frequentano abitualmente le palestra con lo scopo di prevenire,disincentivare e punire traffici di sostanze illecite che avvengono in alcuni centri sportivi con grave danno per gli assuntori delle stesse, che spesso ignorano l’entità delle conseguenze che ne possano derivare per il proprio stato di salute psicofisica.

 

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Profili penalistici del doping sportivo (prima parte)

Avv. Alberto Giordano
esperto in diritto civile e penale

Profili penalistici del doping sportivo (prima parte)

Il fenomeno del doping sportivo, inteso come comportamento legato all’assunzione, somministrazione di sostanze farmacologicamente attive e alla sottoposizione a pratiche mediche, dirette ad incrementare le prestazioni sportive e ad alterare artificialmente il risultato della gara, presenta aspetti di rilevanza giuridica sia in ambito di legislazione statale che di ordinamento sportivo.

Mentre l’ordinamento sportivo reprime e sanziona tali comportamenti nell’ottica di assicurare il leale e corretto svolgimento delle gare e di garantire il rispetto di principi morali che dovrebbero presiedere alla pratica sportiva, l’ordinamento giuridico-statale prevede sanzioni anche di carattere penale al fine di tutelare precipuamente il bene giuridico della salute pubblica, nel duplice aspetto individuale e collettivo oltre a voler salvaguardare il principio della lealtà sportiva.

Ci occupiamo qui brevemente della disciplina legislativa di carattere penale che prevede fattispecie di reato connotate dalle condotte dianzi descritte e che predispone misure sanzionatorie dirette a reprimere tali fenomeni.

E’ per effetto dell’introduzione della Legge 376/2000 denominata “ Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”, che viene istituita il reato di doping.

E’ la stessa legge che definisce il doping come condotta diretta ad un’attività di somministrazione o assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive ( doping c.d. farmacologico) e nella adozione o sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche, idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti,cui è equiparato l’uso di metodi o pratiche sostanzialmente in grado di alterare, modificandola, l’integrità o validità dei risultati dei controlli sull’uso dei farmaci,delle sostanze e delle pratiche.

La normativa di specie si caratterizza per l’impiego di un meccanismo di specificazione” tecnica”delle sostanze vietate da operarsi attraverso il riferimento a normative di carattere secondario che ha lo scopo di rendere effettiva la risposta penale in settori caratterizzati da un elevato tecnicismo e condizionati dal grado dell’evoluzione scientifica. Il Legislatore ha pertanto posto, nella materia che ci occupa, delle norme penali in bianco che presuppongono un’integrazione normativa a carico del potere esecutivo mediante l’introduzione di decreti ministeriali che devono specificare e fissare le classi di sostanze e metodi dopanti .

La particolare tipologia delle norme penali in bianco dirette a disciplinare la materia del doping, che necessitano di fonti di eterointegrazione del precetto penale, ha prodotto un orientamento giurisprudenziale incerto circa la reale operatività della norma penale in assenza del decreto ministeriale di ripartizione in classi.

Il contrasto giurisprudenziale è stato sanato dall’intervento delle Sezioni Unite della Cassazione che si è pronunciata affermando la configurabilità dei delitti di doping anche in relazione ai fatti antecedenti l’emanazione del decreto ministeriale, rendendo applicabile la legge anche in relazione a condotte che abbiano come riferimento farmaci, sostanze e pratiche mediche non risultanti all’interno dei decreti.

In definitiva si esclude la tassatività dell’elencazione stante il carattere di criteri –guida attribuito alle classificazioni operate dalle fonti internazionali, finendo col riferire la locuzione “dopante”, a tutte quelle sostanze affini,per struttura clinica ed effetti farmacologici,coerentemente alla ratio di tutela sottesa alla previsione legislativa.

Data la complessità dell’argomento trattato e le innumerevoli conseguenze pratiche che ne derivano, si rinvia alla prossima occasione per un’analisi dei profili sanzionatori e degli elementi soggettivo ed oggettivo del reato di doping, nonché per una serena disamina sul piano della funzione general-preventiva che la normativa di specie avrebbe lo scopo di perseguire anche alla luce dell’evoluzione della società in termini di rispetto delle regole e della erronea percezione sempre più diffusa tra i giovani sportivi di dover prevalere sull’avversario ad ogni costo, altresì enfatizzata, tale percezione, da suggerimenti esterni interessati e spesso dannosi per l’integrità psicofisica dell’atleta che si sta costruendo.

 

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Avv. Alberto Giordano
esperto in diritto civile e penale

La storia del Body Building Femminile

Il body building è praticato dagli uomini da molto tempo, ma per quanto riguarda le donne la pratica di questo sport è abbastanza recente.

La prima gara femminile di body building a livello agonistico si svolse nel 1977 a Canton in Ohio e vista la totale assenza di un regolamento le partecipanti vennero giudicate come in una competizione maschile, ovvero come degli uomini, basandosi sullo sviluppo dei muscoli e di tutto il corpo in generale; la vincitrice di quella gara fu Gina Laspina.

Nel 1978 grazie a  Doris Barrilleaux , allora 47enne e con alle spalle oltre 20anni di body building, nacque la “SUPERIOR PHYSIQUE ASSOCIATION” che garantì finalmente la giusta fama e la giusta chiarezza al body building femminile. Il fine di questa associazione, tramite la pubblicazione di un notiziario, era quello di promuovere lo sport per le donne e di spiegare il concetto di cultura del corpo, possibilità riservata fino a quel momento solo agli uomini.

L’impegno che Doris mise in questo progetto fu davvero notevole, ed oltre a promuovere delle competizioni di body building femminile rese chiaro una volta per tutte il concetto secondo cui anche donne con un fisico muscoloso possono essere belle ed armoniche (senza ovviamente arrivare agli eccessi delle odierne categorie hard).

 

Grazie alla divulgazione della “SUPERIOR PHYSIQUE ASSOCIATION” ed all’ispirazione di Arnold Schwarzenegger, nel 1979 Lisa Lyon si recò alla mecca del body building, la Gold’s Gym di Santa Monica (California), dove iniziò ad allenarsi seriamente; la sua dedizione ed il suo costante impegno vennero premiati e le permisero in poco tempo di diventare la prima campionessa mondiale di body building.

Il suo scopo era quello di dimostrare che un corpo forte e ben delineato non denigrava affatto la sua femminilità ed il suo fascino ma che anzi ne esaltava le caratteristiche.

Lisa divenne molto famosa in America e nel 1981 pubblicò un libro dal titolo “LISA LYON’S BODY MAGIC” che ebbe modo di ispirare ed affascinare tutte le culturiste venute dopo di lei.

 

La vera svolta per il body building “in rosa” si ebbe nel 1984 quando, grazie al libro “PUMPING IRON 2 – THE UNPRECEDENTMEN -” ed al film che seguì, la figura della body builder era ormai di dominio comune ed accettata al pari di quella maschile.

Il libro ed il film sopracitati sono la cronistoria del background della preparazione alla gara e della competizione della prima FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI MISS OLYMPIA, dell’anno 1980.  In quel momento fu chiaro a tutto il pubblico il significato della preparazione ad una gara e della fatica che la precede.

Tra le molte concorrenti in gara al titolo di Miss Olympia del 1980 spiccò sicuramente RACHEL MC LISH, una ragazza texana con una bellezza esotica che combinava nella sua figura armonia, muscoli e grazia.

Questo bellissimo concorso ebbe modo di fare conoscere al mondo atlete straordinarie come ad esempio l’incredibile sollevatrice australiana BEV FRANCIS, dotata di un corpo veramente denso e muscoloso.

 

Arrivando ai giorni nostri è facile riscontrare quanto il body building femminile si sia evoluto, basta guardare le atlete delle categorie hard che vantano un’incredibile sviluppo muscolare ed un fisico perfetto dal punto di vista competitivo ma che hanno perso completamente la loro femminilità.