Lactobacillus Acidophilus

Il Lactobacillus Acidophilus è un batterio Gram-positivo o “probiotico” non sporigeno, che produce acido lattico come maggior prodotto della fermentazione del glucosio.

Tra i notevoli effetti benefici che esso produce per l’uomo, possiamo citare la produzione di composti inibitori della crescita di altri microrganismi patogeni, l’eliminazione delle tossine prodotte da batteri proteolitici e il suo coinvolgimento nella sintesi della vitamina B nel colon (intestino crasso).

Il Lactobacillus Acidophilus è il più importante batterio “amico” dell’intestino tenue e svolge importanti azioni nutrizionali, preventive e antibiotiche utili non solo all’intestino, ma a tutto l’organismo.

Il ceppo di Acidophilus più efficace e vitale è il DDS-1.

Proviamo a elencare, in breve, le sue proprietà:

    • Produzione di enzimi, come la proteasi (che aiuta la digestione delle proteine) e la lipasi (che aiuta quella dei grassi).
    • Produzione della vitamina K e di altre sostanze anti-microbiche minori.
    • Produzione di sostanze antibiotiche naturali come l’acidofilina.
    • Inibizione della crescita di 23 specie di organismi producenti tossine.
    • Possiede elevate proprietà antitumorali.
    • Contribuisce a diminuire l’intolleranza al lattosio causata dalla carenza dell’enzima lattasi, producendo esso stesso significative quantità dell’enzima. Aiuta quindi a digerire in modo più completo il lattosio riducendo così la possibilità di alito cattivo, gonfiori, meteorismo, crampi e disturbi gastrici.
    • Migliora la digestione.
    • Riduzione degli episodi di diarrea (dei viaggiatori o in seguito all’assunzione di antibiotici), delle infezioni urinarie e vaginali (vaginosi batterica).
    • Migliora il metabolismo del calcio ed ha un effetto sia preventivo che curativo sull’osteoporosi.
    • Produzione di vitamine del gruppo B che fungono da biocatalizzatori nella digestione degli alimenti, in particolar modo l’acido folico e la vitamina B12.
    • Riduzione dei livelli di colesterolo.
    • Migliorando l’equilibrio microbico gastrointestinale, contribuisce ad alleviare le dermatiti e altri problemi della pelle.

Anche se generalmente si crede che sia sicuro per i suoi minimi effetti collaterali, il Lactobacillus Acidophilus assunto per via orale deve essere evitato dalle persone con danni intestinali, con un sistema immunitario indebolito o che hanno una crescita eccessiva di batteri intestinali. C’è da aggiungere comunque che molte di queste proprietà sono ancora sottoposte a vari lavori di ricerca scientifica con l’intento di trarre conclusioni ancora più utili.

E per finire:

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Frangula

La Frafrangula rhamnus frangula albero benessere fitness allenamento integratori anti aging purificante purgante naturale glicosidi antrachinoni sostanze che stimolano l’intestino e favoriscono la persistalsi stipsi enterogermina fermanti lattici diarrea regolarizzatore intestinale ngola detta anche Rhamnus frangula è una pianta arborea, appartenente alla famiglia delle Ramnacee, originaria dell’Europa e dell’Asia.

Come la Cascara e il Rabarbaro, anche la frangola contiene glicosidi derivati dall’antracene, antrachinoni e franguline, sostanze che stimolano la muscolatura dell’intestino crasso e favoriscono così la peristalsi, la produzione di muco e lo svuotamento dell’intestino.

A livello del colon inibisce il riassorbimento dell’acqua e dei sali: questo induce la produzione di feci morbide e voluminose incrementando l’effetto lassativo. E’ indicata nella stipsi, quindi è un regolatore delle funzioni intestinali; lassativo, purgativo o colagogo secondo le dosi. La frangola è particolarmente indicata per la stitichezza occasionale, soprattutto di origine nervosa, ma non va utilizzata per più di 8-10 giorni e mai in maniera continuativa soprattutto a dosaggi elevati che possono causare forti dolori addominali, nausea e diarrea.

Come tutte le droghe antrachinoniche chi più, chi meno, può dare assuefazione, aggravare la stitichezza e provocare il colon irritabile, difficile che succeda a bassi dosaggi, ma sono effetti praticamente assicurati utilizzando in modo sconsiderato droghe antrachinoniche più forti come la senna e l’aloe. L’aspetto positivo di questa pianta, rispetto alle altre droghe antrachinoniche, è che ha il dono di ridare tono alle fibre muscolari dell’intestino. Ha un’azione blanda e non dà luogo a fenomeni di accumulo, non provoca la peristalsi in modo esagerato ed è adatto in chi ha usato in precedenza lassativi molto forti dai quali ne è risultata un’inerzia intestinale.

E’ indicata nei casi in cui le feci devono essere molli, in presenza di ragadi anali, di emorroidi e dopo interventi chirurgici rettali. Inoltre non crea assuefazione e non è irritante se non ad alti dosaggi. Da non utilizzare in caso di ulcere e coliti. A dosaggi giusti la frangola è molto sicura.

E per finire:

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Cascara Sagrada

La Cascara Sagrada nome comune de: Rhamnus purshiana, è un piccolo albero originario del Nord America, in particolare della California, ma si può trovare anche sulla costa Pacifica del Cile.

Viene coltivata a scopo medicinale in Europa e Kenya.

Il suo nome significa corteccia sacra. Tra i suoi principi attivi troviamo: composti antronici, antranolici e antrachininici liberi e in forma glucosidica: emodina, crisofanolo, aloemodina, isoemodina, frangulina, barbaloina.

La Cascara Sagrada appartiene alla categoria dei lassativi antrachinonici, (estratti vegetali che agiscono esclusivamente nell’intestino crasso, aumentando la peristalsi ed irritando la mucosa). La sua azione purgante è inferiore e più dolce rispetto a quella della senna e del succo d’aloe; di conseguenza a bassi dosaggi le conferisce un’azione molto tollerata; tuttavia se assunta ad alte dosi esercita un’azione piuttosto violenta.

Per questo motivo, ad alti dosaggi, andrebbe evitato qualunque abuso o utilizzo prolungato. In ogni caso è considerata la più blanda tra le droghe antrachinoniche poiché l’azione purgante è raramente seguita da fenomeni dolorosi o disturbi secondari come avviene per le altre droghe antrachinoniche, difficilmente provoca spasmi colitici e non iperemizza gli organi del bacino.

Infatti consente un’evacuazione facile anche in caso di ragadi anali, emorroidi e interventi chirurgici (contrariamente a senna e aloe).

Inoltre, oltre all’effetto purgante, a seconda del dosaggio, è utile per disintossicare fegato ed intestino; nei casi di epatite, facilita l’espulsione della bile e scioglie i micro calcoli renali, biliari e della vescica.

Ottimi risultati si ottengono con la somministrazione a piccole dosi dopo i pasti, per la sua azione colagoga. La sua tossicità è bassa, ma è controindicata negli stati infiammatori dell’intestino e degli organi del bacino, in gravidanza e in allattamento.

E per finire:

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Tarassaco

Il tarassaco comune è una pianta a fiore (angiosperma) appartenente alla famiglia delle Asteracee. Ha virtù medicamentose, note fin dall’antichità sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie. È anche conosciuto come dente di leone o soffione.

Le foglie di tarassaco sono ricche di potassio e sostanze amare caratteristiche che gli conferiscono poteri diuretici, possono essere consumate come verdura cotta e/o a vapore, ma se si cuociono in ammollo, è bene ricordare che a cottura ultimata l’acqua conterrà la maggior parte dei principi attivi.

Aldilà delle proprietà diuretiche universalmente note, il tarassaco – ed in particolare il suo rizoma e la radice – ha anche proprietà calagoghe e coleretiche cioè, aumenta la produzione della bile ed il suo deflusso dal fegato all’intestino; di conseguenza gli si può conferire un’azione purificante con proprietà antinfiammatorie e disintossicanti nei confronti del fegato: favorendo l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici) e rendendolo di conseguenza una pianta epatoprotettiva.

I suoi estratti vengono quindi utilizzati come purificanti, decongestionanti e disintossicanti epatici. Come tutte le composite, in più, la radice di tarassaco è ricchissima di inulina, una fibra solubile con effetti prebiotici, utili per migliorare la funzionalità intestinale e selezionare una flora enterica simbionte, e, stimolando le ghiandole dell’apparato gastroenterico (saliva, succhi gastrici, pancreatici, intestinali) e la muscolatura dell’apparato digerente, produce un’azione lassativa secondaria.

Infine il tarassaco è in grado di riattivare la funzione immunologica e potenziare la risposta immunitaria del sistema linfatico. L’ossido nitrico (NO), in esso contenuto, è implicato nei processi di regolazione e difesa del sistema immunitario: agisce, infatti, come un messaggero intracellulare stimolando l’attività fagocitaria delle cellule. E’ intuibile come il tarassaco diventa, a questo punto, un trattamento complementare fondamentale, da associare soprattutto alle droghe lassative, proprio in virtù della sua azione riequilibrante.

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PULLOVER – analisi funzionale

Nella continua ricerca degli esercizi che mi permettano di poter sbloccare la situazione di stallo del gran pettorale, qualche settimana fa su consiglio di Filippo Massaroni ho inserito il Pullover.

Ammetto di aver sempre trascurato quest’esercizio, probabilmente perché non ho un’ottima escursione del cigolo scapolo-omerale o perché non sapevo se inserirlo nel giorno del petto o del dorso, o ancora perché allenandomi in fullbody c’era poco spazio per i monoarticolari e sceglievo sempre quelli più edonistici per le braccia, ma ultimamente l’ho rivalutato.

Il pullover è un esercizio monoarticolare, in quanto l’unico movimento è l’estensione dell’omero sul piano sagittale, ma i muscoli coinvolti sono molteplici: gran dorsale, gran pettorale, deltoidi posteriore, gran rotondo, trapezio, romboidi e ovviamente pure il tricipite (soprattutto il capo lungo) e il core come stabilizzatore del movimento.
Si trova spesso che il pullover serve per allenare il gran dentato anteriore, ma non lo trovo molto corretto perché il gran dentato ha la funzione di tirare la scapola facendola aderire alla cassa toracica, abdurla e ruotarla, oltre ad essere un muscolo che entra in gioco nell’inspirazione, elevando le costole.
Ha anche il compito di elevare il braccio sul piano frontale e sagittale, quindi nella fase eccentrica del pullover viene stirato, ma avviene solo nei primi gradi del movimento…se dovessi scegliere un esercizio per potenziarlo opterei per delle alzate frontali, una military press oppure delle adduzioni e abduzione scapolari.

Dal punto di vista meccanico, chiaramente quando il peso è lungo la verticale viene sostenuto dalle articolazioni e non c’è nessun lavoro muscolare, quando inizia la fase eccentrica la resistenza fa’ ruotare il braccio e la massima difficoltà si ha quando il braccio di leva rispetto alla spalla è massimo, ovvero a distensione completa.
Il range del movimento è personalizzato, è molto importante capire fin quando è possibile scendere senza che ci sia uno sforzo eccessivo alla capsula articolare.
Chi ha problemi di mobilità del cigolo scapolare, si accorgerà che arrivati ad un certo punto non si riesce a scendere ulteriormente, c’è un blocco e per compensare e chiudere il movimento si accentuerà la lordosi…è inutile e sbagliato, quando si sente il blocco ci si deve fermare!
Ciò che sicuramente può risultare utile è un lavoro di stretching e riequilibrio posturale, migliorando l’elasticità e detensionando eventuali muscoli contratti.
Anche le braccia non devono piegarsi, devono restare leggermente flesse per tutto il movimento, altrimenti diventa un french press (si può anche fare come alternativa, nessuno lo impedisce, pullover+french press) ed i gomiti non devono divergere perché ciò accade per due motivi, primo perché il carico è eccessivo e si cerca di ridurre il braccio di leva, secondo perché non si riesce a concludere il movimento in quanto si riscontrano dei blocchi articolari.
Il gran pettorale, il gran dorsale, il gran rotondo (quel muscolo sopra il dorsale che contribuisce notevolmente al v-shape) e il capo lungo del tricipite (unico biarticolare che è collegato pure alla scapola) flettono l’omero sul piano sagittale ovvero da braccia sopra la testa le portano in posizione verticale se siamo distesi sulla panca come nel pullover.
Il deltoide posteriore, il romboide i fasci medi del trapezio retropongono la spalla.
L’addome contribuisce a stabilizzare il movimento.
Il gran dentato estende dal basso verso l’alto il braccio, dai 60° fino a 120° sul piano sagittale.
Se eseguito a respirazione inversa, ovvero retto contratto durante la discesa, favorirà lo stiramento del piccolo pettorale.

Visto il numero elevato, per un monoarticolare, di muscoli che vengono coinvolti ci si può chiedere quando inserire il pullover, ovvero se utilizzarlo nella seduta del dorso o nella seduta del petto.

La maggior attivazione del gran dorsale avviene nella fase eccentrica (nella concentrica lo sforzo visto il carico che si può utilizzare è minimo), l’esercizio può essere sicuramente valido, insieme al pull down per permettere di isolare maggiormente il gran dorsale e se inserito a fine seduta può provvedere ad esaurire quest’ultimo quando i muscoli più deboli che intervengono nella lat machine o nelle trazioni sono stanchi; mi riferisco per esempio ai flessori del carpo che si esauriscono molto più facilmente dei muscoli del dorso.
Se fatto con lo scopo di colpire il dorsale, opterei per una panca reclinata.
Anche se personalmente vedo il pullover meglio adattabile alla seduta per il petto e nella seduta del dorso utilizzerei solo il pull down se volessi esaurire il gran dorsale…curiosamente quest’esercizio completa in parte il movimento del pullover perché si svolge da braccia all’incirca orizzontali fino a portarle in basso lungo i fianchi.
Nei rari casi in cui sia presente nella vostra palestra la famosa macchina nautilus per fare pullover, usatela perché è ottima.

Infine, ci sono molteplici varianti a seconda se viene usato il bilanciere o il manubrio, oppure se viene fatto distesi su una panca oppure appoggiando solo le spalle e facendo un ponte.

Nella versione con bilanciere la presa la consiglio larghezza spalle che è quella più naturale e valgono le regole sopra riportate.
Ho trovato uno studio in cui si conferma che l’utilizzo del bilanciere enfatizza il lavoro sul gran pettorale a discapito del gran dorsale, non so quanto questi studi condotti con l’EMG possano essere attendibili, però ve lo linko per informazione:

http://www.fefiso.edu.br/grupoestudo/pdfs/15.pdf

Per quanto riguarda la posizione da assumere sulla panca, io prediligo di gran lunga quella in cui siamo completamente distesi, ovviamente mantenendo le curvature fisiologiche.
Appoggiando solo le spalle sicuramente possiamo estendere maggiormente il tronco e anche il dorso visto che è un estensore del tronco, ma non la trovo molto significativa come differenza, mentre se provate vi accorgete che la posizione è molto scomoda.

Il pullover può essere usato pure come riscaldamento articolare, eseguito ovviamente con bassi carichi.

Può essere molto utile in presenza di cifosi, sia con la classica respirazione che con la respirazione inversa, perché migliora l’articolarità della spalla e allunga il piccolo pettorale e il gran dentato che hanno come funzione l’abbassamento e l’anteposizione dei monconi (il gran dentato, se contratto abduce anche le scapole generando un principio di scapole alate).

Matteo Monaci

superati i 30.000 utenti!

Il 27 giugno del 2013 avevamo pubblicato questo articolo:  http://127.0.0.1/superati-i-20-000-utenti/ per chi non volesse andare a vederlo, sostanzialmente parlava del fatto che avevamo appena raggiunto i 20.000 utenti, oggi a distanza di poco più di 3 mesi riscriviamo per dirvi che abbiamo raggiunto e superato già da qualche ora i 30.000 utenti!!!

Che dire: GRAZIE e ROAD TO 40.000! Lo staff di bodytraining.it

Camomilla

La camomilla (Matricaria chamomilla L.) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Asteraceae. Il termine matricaria fa riferimento al fatto che la camomilla è sempre stata considerata una delle cure fitoterapiche per eccellenza della matrice, ovvero l’organo sessuale femminile, sia per quanto riguarda i processi infiammatori che per i disturbi mestruali.

E’ utilizzata come rimedio lenitivo, decongestionante, addolcente e calmante, in tutti tipi d’irritazioni dei tessuti interni ed esterni.

Le parti utilizzate della camomilla sono le infiorescenze.I suoi costituenti principali: l’olio essenziale (azulene e alfa-bisabololo), il fitocomplesso di flavonoidi (eupatuletina, quercimetrina), le cumarine, le mucillagini, i tannini, il malato, la colina e aminoacidi vari.La camomilla è utilizzata in terapia per le sue proprietà antinfiammatorie, antispastiche e antispasmodiche, è una pianta miorilassante, cioè in grado di produrre un rilassamento muscolare.

Queste proprietà agiscono prevalentemente sulla muscolatura liscia del tubo digerente; è quindi indicata in caso di gastriti, crampi intestinali, cattiva digestione, sindrome dell’intestino irritabile, enteriti, coliti, esofagiti ed ulcera peptica. Le tisane ottenute con la camomilla eliminano i gas intestinali e favoriscono la digestione, producendo un generale miglioramento delle funzionalità del sistema gastroenterico.Inoltre la camomilla trova impiego anche come blando sedativo, con effetto calmante su nervosismo e ansia; le si ascrivono anche proprietà carminative, cicatrizzanti, battericide, antimicotiche, nervine ed emmenagoghe.Si evince che le indicazioni all’uso della camomilla sono numerose: dall’ansia, alla cefalea, alle coliche intestinali, nei problemi nella dentizione (negli infanti),diarrea lieve, mal di pancia, eczemi, flatulenza, lievi disturbi dell’apparato gastrointestinale, infiammazioni cutanee e delle mucose, insonnia, agitazione, nausea e vomito (soprattutto nei bambini).

L’ampio ventaglio delle indicazioni ci fa subito capire come dietro la prescrizione della camomilla quale rimedio medicamentoso ci sia un ottimismo eccessivo; la camomilla può dare sicuramente un aiuto ed è un ottimo coadiuvante in tante terapie, ma si deve essere ben consapevoli che la sua efficacia terapeutica è blanda.

E per finire:

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Althea

L’Althea (Althea officinalis L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Malvaceae. E’ un’erba perenne, ricca di folta peluria che le conferisce un aspetto vellutato e ha un fusto eretto, poco ramificato.Le parti della pianta utilizzate in fitoterapia sono: le radici, i fiori e le foglie.

Gli estratti della radice contengono amido, pectine, mucillagine, zuccheri, grassi e tannini.

In particolare le mucillagini sono quelle che conferiscono alla pianta le proprietà principali cioè quella emolliente, lenitiva, antinfiammatoria e protettiva delle membrane delle mucose e siccome le mucillagini non vengono assorbite, svolgono la propria azione antinfiammatoria esclusivamente sulle zone con le quali vengono a contatto (pelle, tubo digerente e cavo orale a seconda della via di somministrazione).

Per queste ragioni l’althea è indicata nel trattamento di tutti gli stati flogistici delle mucose soprattutto quelle delle vie respiratorie. Anche nel sistema digerente trova applicazioni terapeutiche utili, soprattutto in presenza di irritazioni e infezioni della mucosa intestinale, che possono essere causate dalla sindrome del colon irritabile o da virus esterni (enteriti, coliche, diarrea, stitichezza).

E’ inoltre utile nelle lesioni della mucosa gastrica o duodenale come le ulcere; e nei casi d’ infiammazioni della vescica e dei reni, dovute a calcoli o cistite.Inoltre la mucillagine dell’ althea ha evidenziato una forte attività ipoglicemica utile in caso di iperglicemia e diabete.Utile coadiuvante anche nei casi di stipsi perché evita fenomeni irritativi pur mantenendo un’azione lassativa moderata.

E per finire:

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Rabarbaro

Il rabarbaro (genere Rheum) è una pianta erbacea perenne, rizomatosa, appartenente alla famiglia delle Polygonaceae.

E’ ricco di polifenoli, in particolare di flavonoidi e tannini e di derivati idrossiantracenici (reina).

Ha diverse proprietà:

somministrato a piccole dosi, agisce come amaro-digestivo (stimolo della secrezione dei succhi gastrici) ed è blandamente lassativo; a dosi più alte (4 grammi), per la presenza dei glucosidi antrachinonici, agisce come stimolante della peristalsi intestinale, per cui viene usato nella stitichezza cronica con grandi vantaggi, ma, avendo un’azione di vero e proprio purgante, è meglio assumerlo in presenza di episodi di stitichezza occasionale, considerando che può anche dare assuefazione. A medi, bassi dosaggi, invece, c’è da considerare che il rabarbaro è, fra le piante medicinali contenenti glucosidi antrachinonici, quella meglio tollerata, grazie alla presenza dei polifenoli, quindi, non producendo spasmi o dolori colici, anche nei casi di stitichezza cronica è possibile usarlo senza remore. Il rabarbaro ha inoltre attività colagoghe ed è quindi indicato nel trattamento delle malattie croniche del fegato.In più, vista la notevole presenza di tannini, spesso il rabarbaro viene consigliato in caso di infezioni a livello intestinale e, per uso cutaneo, come astringente.

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Dorsali e coinvolgimento muscolare

Volete allenare i dorsali in modo efficace e con il massimo coinvolgimento muscolare da parte di questi muscoli?

Be allora dovete macinare trazioni libere o alla lat machine portate al petto e a presa larga!!!

Ecco il perché:

Tra le molte varianti, che esistono per gli esercizi del dorso è stato fatto uno studio sulle trazioni alla lat machine con la relativa presa prona e supina, varianti di larghezza e di movimento (avanti al petto e dietro al collo), dallo studio condotto attraverso degli elettrodi applicati ai dorsali, in grado di fornire valori dell’attività muscolare ad un macchina per l’elettromiografia, è emerso che l’attività muscolare dei muscoli dorsali, è maggiormente coinvolta quando si eseguono alla lat machine, le classiche trazioni al petto con presa larga.

Dallo studio è emerso inoltre, che le trazioni alla lat machine dietro al collo, oltre a non allenare i muscoli dorsali, se non i minima parte, creano difficoltà di attrito al cingolo scapolo omerale, con conseguente rischio di infortunio nel caso di principianti!

Bibliografia:

Signorile, J.E., et al. (2002). A comparative electromyographical investigation of muscle utilization patterns using varius hand positions during the lat pulldown. J Strength Cond Res.

Personal & Wellness trainer e preparatore atletico
Emanuele Pizzi