Problemi al ginocchio: parola all’esperto

Se abbiamo dolore al ginocchio non per forza è artrosi! La causa potrebbe essere ….la Zampa D’Oca.

La Zampa D’Oca non è solo l’arto del simpatico animaletto che tutti noi conosciamo,ma anche un tendine comune a 3 muscoli, il muscolo gracile,il muscolo sartorio, ed il semitendinoso.

Per quanto riguarda il gracile è utile sapere che occupa il lato mediale (interno) della coscia, origina dalla faccia anteriore della branca ischio pubica nelle strette vicinanze della sinfisi pubica. Il sartorio è un muscolo superficiale che attraversa obliquamente la faccia anteriore della coscia, origina dalla spina iliaca antero superiore e con la sua faccia più profonda esso incrocia il retto del femore e l’ileo psoas. Il semitendinoso situato superficialmente nella parte postero interna della coscia origina dalla tuberosità ischiatica e discende verticalmente fino al ginocchio. Questi tre Muscoli si uniscono in un unico tendine,chiamato appunto Zampa d’Oca per la sua forma che ricorda appunto la zampa del pennuto.

Il tendine della Zampa d’Oca scorre superiormente al legamento collaterale mediale è separato da quest’ultimo da una borsa sierosa, la quale in taluni casi, potrebbe infiammarsi provocando cosi una borsite,una delle cause più comuni è appunto la mancanza di elasticità dei muscoli suddetti. La borsite della Zampa d’Oca è molto frequente nei giovani sportivi con patologie da sovraccarico o nelle persone anziane con artrosi alle ginocchia.

Si manifesta con dolore localizzato alla faccia interna del ginocchio accentuato dal movimento e dalla palpazione,spesso la borsite della Zampa d’Oca insorge in soggetti con meniscopatie quindi suggerisco sempre una risonanza per escludere o eventualmente affrontare anche tale problema. Come tutte le borsiti può essere trattata con antiinfiammatori, ghiaccio e astinenza da attività fisica, ottimi risultati si ottengono con la tecar terapia e la diamagnetoterapia, ovviamente una volta eliminata la fase acuta è bene praticare una visita posturale ed eventualmente una buona riabilitazione posturale.

Dr. Gianluca Salernitano
Posturologo e Presidente dell’ associazione italiana posturologi

Posturologia: che cos’è?

La uomo vitruviano postura benessere posturologo patologie posturali posturologia è la scienza che studia l’atteggiamento abituale, statico e dinamico, dell’uomo e dell’animale, nella neurofisiologia, nella patologia, nella terapia e codifica scientificamente tutte le espressioni del Sistema Posturale Fine.

Attraverso questi studi si è arrivati alla conclusione che esiste una “costante posturale” la quale rappresenta la posizione ideale del corpo nello spazio, in un momento preciso della nostra evoluzione filogenetica.

Ovviamente questa “costante” subisce milioni di sollecitazioni dal mondo in cui viviamo, sollecitazioni che creano nel 90% della popolazione, disturbi del sistema tonico posturale.

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Differenti lavori realizzati da più di un centinaio di anni conducono a considerare il sistema Tonico Posturale come un “insieme strutturato” a entrate multiple, con numerose funzioni complementari: lottare contro la gravita’ e mantenere una stazione eretta, opporsi alle forze esterne, situarci nello spazio-tempo strutturato che ci circonda, permetterci l’equilibrio nel movimento, guidarlo e rinforzarlo.

Per realizzare tutto ciò l’organismo utilizza una serie di esterocettori e propriocettori, tra i primi vi sono i Piedi, i quali se in condizioni patologiche possono essere causa di vari e gravi disturbi del sistema Muscolo-Scheletrico dell’Uomo.

Compito quindi del Posturologo quello di individuare o meglio, prevenire questi disturbi, attraverso una valutazione accurata del paziente che tenga conto delle correlazioni che esistono tra i piedi e il resto della Struttura.

Saluti !

Dr. Gianluca Salernitano
Posturologo e Presidente dell’ associazione italiana posturologi

Cicatrici e Postura – La parola all’esperto

L’argomento che affronteremo oggi mi affascina non poco sia per il fatto che mi occupo di Posturologia e quindi sono interessato in prima persona,sia perche’ fino a qualche anno fa era un argomento quasi del tutto sconosciuto,dico quasi per non offendere i pochi luminari che giàda anni prendevano in considerazione tale associazione.

In genere si riconosce alle cicatrici un ruolo importante per il raggiungimento di un buon recupero post-chirurgico ma da alcuni anni, come dicevo,le più importanti Scuole Posturali Internazionali ci hanno segnalato come le cicatrici siano ostacolo all’equilibrio posturale e fonte di patologie.

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Questo tipo di ostacolo è dato non solo come si pensava in passato da aderenze, ma cosa assai interessante,da informazioni nocicettive, attraverso i recettori della pelle verso il Sistema Tonico Posturale. Per effettuare una diagnosi noi Posturologi effettuiamo un bilancio posturale integrato ed effettuando una anamnesi utilizzando : V.A.S. (Vascular Automatic Segnal) di Nogier, il Test dei Rotatori dell’Anca, il Test Kinesiologico, la Pedana Stabilometrica ed il Test di Forza. Il trattamento può essere diversificato a seconda dell’importanza della Cicatrice può essere effettuato con semplici manovre o con infiltrazioni di carbocaina 3% pasconeural oppure con prodotti omeopatici che io suggerisco, come l’arnica.

Mi piace dare queste informazioni, poichè ho sempre pensato si faccia poca informazione a tal proposito e che anche gli specialisti del settore dovrebbero aggiornarsi di più e trasmettere queste informazioni al paziente affinchè questi possa in un certo qual modo prevenire determinati disturbi o qualora si presentassero, possa sapere di cosa si può trattare,mi riferisco a quanti per esempio hanno subito un intervento di ricostruzione dei legamenti al ginocchio o a chi ha subito una appendicectomia (asportazione dell’appendice) o un qualunque altro intervento o trauma che gli abbia provocato una cicatrice.

Giusto per fare un esempio nel 2001 un giocatore di Basket professionista in seguito ad un intervento al legamento crociato anteriore è andato soggetto a distanza di un anno circa ad una condropatia rotulea, ipotonia del muscolo dell’arto operato con conseguente sovraccarico del ginocchio. Questo è solo uno dei tanti casi che possono provocari squilibri del sistema tonico posturale, grazie alla preparazione del collega a cui è capitato questo paziente si è risolto tutto nel migliore dei modi.

Ma quanti non sanno? Quanti di voi non riescono a capire qual è la causa di un ipotetico dolore? Oggi avete un’informazione in piu’un saluto!

Dr. Gianluca Salernitano
Posturologo e Presidente dell’ associazione italiana posturologi

Deglutologia o Terapia miofunzionale

Oggi parliamo di una tecnica riabilitativa per correggere difetti di deglutizione, spesso cause di dolori muscolari e non solo.

Proprio cosi, sembra assurdo ma non lo è: alla base di molti problemi di salute ci sarebbe la Deglutizione Atipica, provocata da un mal posizionamento della lingua che è a sua volta causa di mal funzionamento dei muscoli oro facciali.

Se teniamo conto del fatto che ogni atto deglutorio provoca una spinta di circa un kilogrammo e che deglutiamo circa 1200 / 1500 volte al giorno, immaginiamo cosa accade quando questa spinta si ripercuote in maniera scorretta sui nostri denti e sui nostri muscoli. Eppure questo accade al 70% di coloro che si sottopongono a trattamenti ortodontici ed è legato prettamente a problemi di carattere anatomico, come ad esempio il frenulo corto, oppure a difficoltà nel parto, cordone ombelicale intorno al collo, travaglio prolungato etc. Ma la causa più diffusa è l’alimentezione artificiale in età pediatrica e l’uso di tettarelle e biberon non del tutto idonei. La lingua ed i suoi 16 muscoli rivestono un importanza fondamentale nel rapporto con i vari sistemi con i quali interagisce poiché essa è in grado di attivare alcuni recettori responsabili di inaspettate parti del nostro corpo.

Nel 1960 un logopedista americano, Daniel Garliner, iniziò ad applicare ad alcuni suoi pazienti alcuni esercizi rieducativi per la lingua ed i muscoli oro facciali, chiamò questa tecnica Terapia Miofunzionale, oggi diffusa con il nome di Deglutologia. Attraverso questa riabilitazione si riescono ad eliminare problemi come cefalee, cervicalgie, otiti, acufeni, vertigini, infiammazioni adenoideee e tonsillari, colite, areofagia; molto efficace si è rivelata anche in patologie come la scoliosi ed altre patologie della colonna vertebrale, poiché sembrerebbe che ci sia rapporto tra deglutizione e postura.

Non è facile trovare personale sanitario quali fisioterapisti, logopedisti e medici preparati in modo idoneo a praticare questa metodica: la maggior parte di coloro che la praticano lo devono alle competenze del Prof. Antonio Ferrante, docente di Deglutologia e Terapia Mio funzionale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia la Sapienza di Roma e dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti. Il prof. Ferrante ha dedicato molti dei suoi anni a studiare e a perfezionare questa metodica fondando a Cava de’ Tirreni (in provincia di Salerno) il Centro di Terapia Miofunzionale e a Roma il Miolab, dove si svolge attività di ricerca, cura ed insegnamento per gli addetti ai lavori. Quindi da oggi in poi mi raccomando, non sconvolgetevi se quando venite al mio studio per un dolore alla schiena, vi chiedo di farmi vedere la lingua. Un saluto!

Dr. Gianluca Salernitano
Posturologo e Presidente dell’ associazione italiana posturologi

L’INSONNIA

L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato dall’incapacità di addormentarsi o dormire per un periodo di tempo durante la notte tale da garantire il fisiologico “riposo” dell’ intero corpo.Il ritmo sonno/veglia è regolato da una sorta di orologio biologico interno ad ognuno di noi e questo ritmo corrisponde al ciclo circadiano (dal latino circadiem= circa 1 giorno); questo regola, tramite messaggeri chimici, i processi organici del nostro organismo.

Durante la fase di sonno si hanno bassi livelli di neurotrasmettitori eccitatori e corticosteroidi (preposti alla condizione di veglia) e ciò permette all’organismo di sfruttare al meglio i livelli più elevato di GH, ormone proprio secreto durante le ore notturne.

Il ciclo del sonno è principalmente regolato dall’ormone MELATONINA, secreto dall’epifisi (piccola ghiandola posta nel cervello) e la cui secrezione è regolata dal SNC tramite l’ipotalamo; il buio provoca la secrezione di questo ormone con progressivo rallentamento delle funzioni fisiologiche in preparazione al sonno.

Il ritmo sonno/veglia è sempre abbastanza regolare, tranne quando subentrano fattori esterni che ne possono modificare il funzionamento; questi fattori sono i più svariati, diversi da soggetto a soggetto, ma principalmente si può identificare 1 fattore di spicco: lo stress, sia psicologico che metabolico.

 

TERAPIA DELL’INSONNIA

L’insonnia è stata classificata in 3 tipi:

    • TRANSITORIA, dovuta a stress acuto in soggetti che non hanno problemi di sonno
    • A BREVE TERMINE, dovuta a condizioni di stress di durata limitata nel tempo
    • A LUNGO TERMINE, più grave, dovuta a problemi psichiatrici

Esistono rimedi naturali, rimedi farmacologici e rimedi molto discutibili, professati da “santoni”.

TERAPIA NATURALE

I rimedi naturali prevedono l’utilizzo di estratti secchi di piante per infusione o come compresse; le sostanze contenute in queste piante presentano proprietà ipnotico-sedative, seppur blande. Le più comuni piante rinomate per queste caratteristiche sono la camomilla e la valeriana, che contengono rispettivamente azulene e acido valerenico; altre piante degne di nota sono la Glandulae lupuli ela Rauwolfia serpentina.

TERAPIA FARMACOLOGICA

La terapia farmacologica è indirizzata verso le condizioni di insonnia più gravi e marcate, in quanto prevede l’utilizzo di farmaci che deprimono il SNC; l’unica terapia di questo tipo che si basa essenzialmente sull’integrazione, è quella che prevede l’assunzione di melatonina per ripristinare il sonno fisiologico (può essere considerato il farmaco di prima scelta nei casi di insonnia lieve). La melatonina di sintesi è identica a quella endogena e pertanto svolge le stesse identiche funzioni con assenza di effetti collaterali; inoltre non esistono reali casi di effetti collaterali, in quanto eventuali eccessi vengono prontamente neutralizzati dagli enzimi “demolitori” specifici per la melatonina.
I farmaci utilizzati nella terapia delle forme più gravi di insonnia sono sostanzialmente di 2 categorie chimiche: le benzodiazepine e i barbiturici, ormai rimpiazzati dalle prime per il loro migliore indice terapeutico. Queste 2 principali categorie di farmaci hanno rimpiazzato molte altre sostanze usate in antichità, quali alcoli, aldeidi, carbammati, ammidi e uree che erano dotati di spiccata tossicità.
Barbiturici e benzodiazepine hanno un meccanismo d’azione simile, ma in più le seconde hanno anche altri effetti oltre a quello ipnotico sedativo; infatti vengono usate anche come ansiolitici, miorilassanti ed anticonvulsivanti.
Entrambe le categorie agiscono sui recettori GABA A per il GABA, principale neurotrasmettitore inibitorio coinvolto nel sonno; questi recettori sono presenti nella corteccia anterobasale e nell’ipotalamo ed inibiscono i neuroni tipici della fase di veglia che sono gli adrenergici, serotoninergici, colinergici ed istaminergici.
I barbiturici sono stati parecchio abbandonati dalla terapia dell’insonnia in quanto presentano basso indice terapeutico (sono stati molto usati per il suicidio) ed inoltre presentano effetti rebound, ovvero sonno durante la piena fase di veglia.
Le benzodiazepine, al contrario, presentano un buon indice terapeutico (che le rende quindi più sicure), ma di contro, inducono tolleranza e dipendenza, dando crisi d’astinenza in caso di sospensione della terapia.
Gli antagonisti colinergici ed adrenergici hanno altri fini terapici, quali trattamento dell’ipertensione, problemi cardiovascolari e polmonari; tuttavia esistono ricerche preposte alla sintesi di farmaci selettivi per il controllo anche del sonno a livello encefalico.
I farmaci antagonisti serotoninergici vengono utilizzati nel controllo delle sindromi maniacali e schizofreniche insieme ai simpaticolitici (antagonisti del sistema simpatico); il loro principale effetto collaterale è la sedazione accompagnata da sonnolenza, proprietà che ha indirizzato i ricercatori verso farmaci di questa classe dotati di spiccata attività ipnotico-sedativa. Gli antagonisti istaminergici, utilizzati contro le allergie, hanno anche loro come principale effetto collaterale la sedazione, dovuta ad interazione con i recettori H1 centrali; sono farmaci con buon indice terapeutico, alcuni utilizzati anche in pediatria. Inoltre sono in fase di studio agonisti per i recettori H3, recettori centrali responsabili della sedazione.

ALTRE TERAPIE

Le terapie da “santoni”, quali l’ipnosi e la manipolazione mentale, sono degne di nota SOLO per il valore storico che hanno avuto (e tuttora hanno) nel tempo. Tuttavia si tratta di terapie dalla dubbia efficacia, prive di riscontri scientifici degni di nota, per lo più mitizzate.
Le discussioni relative a queste terapie sono sempre accese e le versioni discordanti: ognuno – quindi – è libero di pensarla come meglio ritiene. Ciò nonostante, statisticamente, si sono solo rivelate truffe ai danni di povere persone e contro questi “trattamenti” c’è sempre la scienza che rema contro forte dei suoi risultati e dati.

 

bodytraining user: chemist84
studente di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Pavia

Attento a “come” metti i Piedi!

Infatti oggi parliamo del rapporto che c’è tra i nostri piedi e la nostra Postura, ossia come, il nostro modo di camminare o comunque di poggiare i Piedi a terra, condizioni la nostra posizione nello spazio. Il Piede è una struttura molto complessa, pensate che per quanto piccolo e sproporzionato in confronto al resto del corpo,

Esso ha l’arduo compito di mantenerlo in equilibrio, ma non solo quando siamo in piedi e fermi, sarebbe ben poca cosa, esso ci consente di saltare cadendo in equilibrio, di correre, anche su terreni sconnessi, di salire e scendere le Scale, mantenendoci in equilibrio anche quando tra uno scalino e l’altro rimaniamo poggiati su un Piede solo.

Questa premessa l’ho ritenuta opportuna poichè spesso non facciamo caso o dimentichiamo quanto siano complesse le azioni che svolgiamo quotidianamente e quanto sia perfetto il corpo che ci consente cio. Forse lo ricordiamo solo quando un acciacco non ci consente più questo e quel movimento e ciò non lo ritengo giusto. Ora andiamo nello specifico, vorrei darvi giusto qualche informazione ma senza annoiarvi troppo, il vostro caro Piede è composto pensate da ben ventotto Ossa, Astragalo e Calcagno posteriormente, Navicolare al centro ,i tre cuneiformi (mediale intermedio e laterale) ed il Cuboide, cinque Metatarsi e quattordici Ossa a livello delle Dita, le Falangi, tre per ogni Dito, tranne l’Alluce che ne ha due, due ossa Sesamoidi dell’Alluce in rapporto con la superficie plantare della testa dell’Osso metatarsale.

Immagine a: 1 Astragalo, 2 Calcagno, 3 Tarso, 4 Metatarso, 5 Falangi.

 

Immagine b: piede destro di scheletro umano, visione plantare (fonte: Wikimedia – autore: Minervaaa)

Queste sono solo le Ossa, se volessimo parlare delle trenta articolazioni e dei venti Muscoli intrinseci penso che non ne usciremmo più o finirei con l’annoiarvi. Ora che ci siamo resi conto della complessità strutturale dei nostri Piedi non sarà difficile comprendere quanto un mal funzionamento di un solo muscolo o di una sola articolazione di questi ultimi possa discriminare il perfetto funzionamento di questa splendida struttura che trovandosi a sua volta alla base del nostro corpo condiziona il corretto sviluppo e funzionamento di quest’ultimo. Per fare un esempio, un Bambino con un piede piatto o valgo che dir si voglia, sicuramente se non corretto in tempo andrà incontro a patologie delle Ginocchia, della Colonna Vertebrale e dell’apparato masticatorio (deglutizione atipica, mal’occlusione dentale). Tutti gli squilibri muscolari, anche quelli che provocano dolori Osteo articolari e deviazione della disposizione dei segmenti Ossei, derivano da mal funzionamento di alcune zone della pianta dei Piedi.

Oggi fortunatamente si possono prevenire questi problemi o risolverli se parliamo di soggetti adulti.Attraverso una visita posturologica, con lo studio e l’osservazione della Postura da parte di uno specialista si può risalire alla causa primaria del sintomo Osteo articolare evitando cosi di assumere farmaci o di ricorrere in taluni sfortunati casi all’intervento Chirurgico. Un saluto!

Dr. Gianluca Salernitano
Posturologo e Presidente dell’ associazione italiana posturologi

Artrosi e sport

Alcuni dei nostri affezionati iscritti a Bodytraining .it potranno chiedersi l’utilità di questo articolo. Personalmente lo considero un piccolo contributo alla maturazione del buon senso in chi pratica attività fisica a 360 gradi.

Definizione

L’ artrosi è una malattia della cartilagine articolare caratterizzata da una sua usura precoce, cronica e inesorabilmente progressiva. Colpisce entrambi i sessi, prevalentemente le persone anziane, ma non ne sono risparmiati i soggetti più giovani.

Le lesioni osservate a carico delle articolazioni sono molteplici e coinvolgono la cartilagine, l’osso subcondrale e le inserzioni tendinee. Molto spesso l’infiammazione può coinvolgere la membrana sinoviale presente nelle articolazioni, causando versamenti e dolore. I distretti più frequentemente interessati sono: la colonna vertebrale, l’anca, il ginocchio, le spalle.

L’artrosi riconosce due cause: quella primaria o della terza età (importante la componente genetica nelle forme giovanili-45-50 anni), spesso diffusa a molte articolazioni (poliarticolare), e quella da sovraccarico, più frequentemente localizzata, che può colpire spesso soggetti giovani ed è legata, ad esempio, ad intensa attività sportiva (calcio), traumi (fratture), obesità, malformazioni, lavoro, lesioni vascolari (necrosi ischemica dell’osso articolare).

Quali sono i sintomi?

Il sintomo più frequente lamentato dal malato con artrosi è il dolore, accentuato dal movimento e ridotto dal riposo. Nelle fasi più avanzate può essere presente anche a riposo e accompagnarsi alla sensazione di rigidità mattutina, generalmente di breve durata. Quando la degenerazione dell’articolazione è avanzata il malato presenta una riduzione della funzionalità dell’articolazione colpita (igiene personale quando colpisce le spalle, deambulazione per le ginocchia, alzarsi dal letto o fare le scale per le anche). Diversamente l’artrosi della colonna (cervicale o dorso-lombare) oltre al dolore e alla rigidità locale, può associarsi una alterazione dei dischi intervertebrali con patologia compressiva sulle radici dei nervi (discopatia, NON ERNIA) e quindi dolore irradiato lungo gli arti (rachialgia, sciatalgia, cruralgia), talora associato a formicolii (parestesie).

Come fare la diagnosi?

La diagnosi di certezza è basata su una semplice radiografia eseguita in opportune modalità . Attenzione, però. È fondamentale che sia il medico o meglio ancora lo specialista a prescrivere l’esame sulla base di una accorta valutazione clinica: infatti molto spesso anche se il dolore viene avvertito dal paziente in un punto ben preciso come il ginocchio, la causa dello stesso può nascere nell’anca, o nella colonna vertebrale lombare (cruralgia). Similmente dolori avvertiti su una o entrambe le spalle possono trarre origine da fenomeni degenerativi della colonna cervicale. Non è infrequente osservare pazienti disorientati e avvelenati (passatemi il termine) da esami costosi quanto inutili, poiché guidati dal parere di un medico di famiglia poco attento o da consigli di amici superficiali. Basta una visita specialistica accurata di pochi minuti per mettere a fuoco il problema e indagarlo nel modo più efficiente per la salute del paziente e del portafogli. I segni radiologici di artrosi sono 4 e rispecchiano l’essenza della patologia stessa:

    1. la riduzione dello spazio articolare (usura della cartilagine)
    2. la sclerosi subcondrale (deposizione di calcio nell’osso malato)
    3. la formazione di geodi (cavità da riassorbimento dell’osso)
    4. osteofitosi marginale (deposizione di calcio nei tessuti molli-capsula articolare, legamenti).

La terapia

Come in tutte le decisioni che riguardano la nostra salute, la prima regola è mantenere il buon senso. Artrosi non è sinonimo di protesi. Non dobbiamo mai dimenticare che lo specialista può suggerire molti trattamenti in funzione dello stadio della patologia, in relazione stretta all’età del paziente e le sue richieste funzionali (cosa si aspetta di fare dopo o durante il trattamento). L’insoddisfazione del paziente nasce dalla disillusione delle sue aspettative. Un paziente con artrosi dell’anca, soprattutto se giovane e attivo, non vuole solo tornare a camminare senza dolore; vuole riavere l’efficienza dei trenta anni. Questo è impossibile. La chirurgia ortopedica dovrebbe dare sollievo dalla sofferenza, non vendere fumo. Diffidate sempre da chi promette mari e monti posizionando una protesi. Per quanto malato, quello che viene portato via è il vostro patrimonio osseo, nessuno ve lo può più restituire, e quella che avrete sarà un surrogato di una articolazione, non il silenzioso custode del movimento di cui il buon Dio ci ha dotato.

Le soluzioni terapeutiche che si possono fornire tendono ad essere comuni in tutte le articolazioni malate e comprendono: terapie fisiche e riabilitative magari effettuate in ambiente termale, farmaci antiinfiammatori non steroidei ad azione analgesica, infiltrazioni intrarticolari di sostituti della cartilagine che ne lubrificano le superfici.

Ciononostante, quando la malattia è evoluta e l’inabilità e il dolore irreversibili, la soluzione chirurgica ortopedica, rappresentata dal posizionamento di protesi, può comunque offrire grandi vantaggi e migliorare consistentemente la qualità di vita.

La terapia fisica (fisioterapia) sfrutta, mediante svariate strumentazioni, le proprietà del calore, applicato o indotto sulle articolazioni colpite, per indurre riduzione del dolore e migliore perfusione circolatoria. Molti soggetti artrosici trovano infatti sollievo in ambiente caldo, secco e nell’esposizione al sole. Ciò mima, in modo naturale, la condizione che può essere artificialmente creata mediante le strumentazioni. Quando un paziente artrosico presenta un versamento articolare (liquido in articolazione) l’esposizione al sole può peggiorare i suoi sintomi e vi sono poi una serie di controindicazioni dipendenti da cause diverse (ipertensione, foto-sensibilità, flebiti e altro). Il movimento in acqua (nuoto) fornisce spesso giovamento, poichè il semplice galleggiamento permette movimenti in assenza di carico e favorisce quindi la tonificazione muscolare e l’incremento della escursione articolare. I vari esercizi fisici prescritti dall’ortopedico o dal fisiatra, eseguiti con il fisioterapista possono essere appresi dai pazienti e praticati quotidianamente. Un aspetto fondamentale della terapia dell’artrosi è costituito dall’apprendimento, da parte del malato, di gestualità in grado di proteggere le articolazioni da movimenti potenzialmente lesivi (economia articolare).

Dr. Luigi Mossa
Medico Chirurgo specializzando in Ortopedia

Ruolo dell’esercizio fisico e della nutrizione in menopausa

L’incidenza delle malattie cardiovascolari aumento esponenzialmente con l’avanzare dell’età, in particolar modo nel periodo della menopausa, per l’effetto della caduta dei livelli di estrogeni.

Le malattie coronariche (infarto-ischemia cardiaca) rappresentano la principale causa di morte nelle donne in post-menopausa. Noi oggi conosciamo quali sono i fattori di rischio principale di queste patologie: il fumo di sigaretta, l’ipertensione (pressione alta), ipercolesterolemia (aumentati livelli di colesterolo LDL “cattivo”), l’obesità, la familiarità, la menopausa e uno stile di vita sedentario.

Ovviamente la menopausa e la familiarità sono fattori di rischio immodificabili, mentre sugli altri fattori di rischio possiamo e dobbiamo agire in prima persona, effettuando esercizio fisico ed alimentandoci in maniera corretta.

Raccomandazioni nutrizionali

Nel 2007, l’American Heart Association (AHA) ha pubblicato le linee-guida per le donne sull’esercizio fisico e sulla nutrizione.

Si raccomanda:

  • che la quota di grassi (lipidi) introdotti con la dieta non rappresenti più del 30 % del totale delle calorie giornaliere assunte;
  • i grassi saturi non devono essere più del 10 % delle calorie assunte
  • introduzione di massimo 300mg/die di colesterolo
  • assunzione di 2 g/die di steroli vegetali
  • assunzione di 25 g/die di fibre solubili
  • le proteine devono rappresentare massimo il 15 % delle calorie giornaliere
  • assunzione di frutta e verdura in quantità abbondante specialmente nei fumatori (per il loro potere antiossidante)
  • assunzione di 1.7 mg/die di vitamina B6 e 400 microgrammi di acido folico/die
  • supplementazione con acidi grassi omega-3 (850-1000 mg /die)

Ovviamente oltre ai questi consigli nutrizionali si raccomanda l’effettuazione di attività fisica. Un altro parametro da tenere strettamente sotto controllo è la pressione arteriosa che non deve essere > 120/80 mmHg

Ruolo dell’esercizio fisico

Studi recenti hanno confermato che l’attività fisica gioca un ruolo chiave nella prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, riducendo il rischio del 30-50 %. L’inattività fisica di contro rappresenta, come precedentemente descritto, un fattorie di rischio importante e contribuisce ad alimentare altri fattori di rischio associati quali: diabete, obesità, ipercolesterolemia ed ipertensione. L’attività fisica deve ovviamente essere personalizzata, anche se le raccomandazioni generali sono di effettuare 20 min/die di attività fisica moderata o un totale di circa 2-3 ore a settimana. Le donne in menopausa hanno una risposta all’attività fisica migliore rispetto alle donne in età fertile, evidenziata dall’abbassamento dei livelli di colesterolo LDL (“cattivo) dell’ordine del 30 % ed una aumento del colesterolo HDL (buono) del 15-20 %. Per ottenere questi risultati l’attivi fisica deve essere continuativa (almeno 4 mesi), e si calcola che sia sufficiente camminare per 8-12/Km a settimana per un abbattimento del rischio cardiovascolare.

Obesità

Rappresenta un fattore di rischio per molte patologie che hanno un notevole impatto sulla salute e sul benessere quotidiano: diabete, ipertensione, artrite degenerativa, nefropatie, cirrosi epatica e alcune forme di tumori. Il meccanismo con cui l’eccesso di tessuto adiposo agisce nella genesi di tutte queste malattie è da ricondurre all’aumento della resistenza insulinica indotta dal tessuto adiposo con conseguente aumento dei livelli ematici dell’ormone. Questo aumento è reversibile e l’esercizio fisico promuove una maggiore risposta all’azione dell’insulina e quindi un abbassamento dei livelli di questo ormone, riducendo notevolmente il rischio cardiovascolare. Un indice di massa corporea (BMI) > 27 Kg/m² si associa ad un elevato rischio di malattie cardiovascolari. L’AHA raccomanda di mantenere l’indice di massa corporea tra i 18.5 e 24.9 Kg/m²

Osteoporosi

Negli USA circa il 15 % delle donne intorno ai 50 anni soffre di osteoporosi ed il 35-50 % ha una riduzione della massa ossea di meda entità (osteopenia). Le conseguenze a cui possono portare queste condizioni sono note da tempo: fratture vertebrali, frattura di femore e delle altre ossa lunghe. Una volta che l’osteoporosi è arrivata ad gradi elevati, il processo diventa sostanzialmente irreversibile e le strategie terapeutiche sono limitate. Quindi bisogna agire prima che questa condizione si realizzi prevenendo la perdita di massa ossea. Le strategie preventive constano di due momenti fondamentali: la dieta appropriate l’esercizio fisico. Ovviamente non ci si può astenere dall’eliminare uno dei più importanti fattori di rischio: il fumo di sigaretta. Un adeguata assunzione di Calcio e vitamina D previene la perdita di matrice ossea e riduce il rischio di fratture. La supplementazione con Calcio in menopausa riduce del 30-50 % la perdita di massa ossea. Le dosi consigliate sono 1200-2000 mg/die di Calcio e 600-800 UI di vitamina D. Per quanto concerne l’esercizio fisico deve essere effettuato almeno due volta a settimana e per almeno 12 mesi per ottenere risultati in termini di minor perdita di massa ossea. L’attività fisica deve essere di entità moderata-intensa (30-45 minuti al 70-85 % della frequenza cardiaca massima).

Conclusioni

La dieta e l’esercizio fisico rappresentano due strategie terapeutiche tra le più efficaci nel promuovere il benessere, la salute , ma soprattutto nella prevenzione delle patologie cardiovascolari, dell’osteoporosi e dei tumori. Essi hanno inoltre un effetto curativo nel momento che la patologia si è instaurata in casi di malattie cardiovascolari, diabete, dislipidemie, osteoporosi. Ovviamente prima di intraprendere l’attività fisica ci si deve rivolgere a personale specializzato , in grado di personalizzare e bilanciare l’entità e la tipologia di attività fisica da svolgere in totale sicurezza.

 

Dr. Massimo Maria
Medico Chirurgo
Specializzando in Ginecologia ed Ostetricia

I benefici della ginnastica in acqua

Ormai tutti sanno quanto l’attività sportiva giovi al benessere globale della persona…gli effetti di un allenamento aerobico e anaerobico costante e regolare sono evidenti a qualsiasi età e a qualsiasi livello di preparazione fisica.

Se è indubbio che lo sport in generale fa bene, è altrettanto vero che le attività sportive svolte in acqua risultano molto più efficaci ed allo stesso tempo “dolci”, quindi adatte a tutti.

Sono molteplici i vantaggi in questo tipo di attività: può essere indicato per persone che soffrono di patologie come l’artrite, dato che la forte diminuzione della gravità rende l’esecuzione dei movimenti meno dolorosa; grazie alla resistenza dell’acqua, si ha una attenuazione della fase d’impatto al suolo e anche un ottimo massaggio dei vasi sanguigni, una vera e propria ginnastica ginnastica vascolare, utile per problematiche come varici e gonfiore alle gambe; il movimento in acqua poi attiva il linfodrenaggio, ossia la stimolazione dei linfonodi che migliora la circolazione linfatica e drena quelle parti dove si verifica più frequentemente l’accumulo dei liquidi; al contrario della attività aerobica è indicata per chi è in soprappeso, perché consente di mantenere un livello d’intensità tale da rendere efficace il dimagrimento; è anche indicato per le donne in stato di gravidanza che vogliono continuare ad allenarsi.

Da non sottovalutare è anche l’aspetto mentale: l’immersione nell’acqua è una sensazione piacevole, di abbandono, di rilassamento che può rendere ancora più facile l’approccio a questo splendido sport.

Cristina Mezzanotte
Dr.ssa in Scienze Motorie

Piccoli consigli per chi si allena con il caldo!

Durante questo periodo in cui il caldo imperversa è davvero difficile continuare ad allenarsi al meglio ed è per questo motivo che abbiamo pensato di darvi qualche piccolo ma fondamentale suggerimento che vi permetta, nonostante le temperature elevate, di continuare a svolgere i vostri esercizi.

Allenarsi durante il caldo estivo è sicuramente difficile ed anche molto impegnativo; eccovi quindi qualche regola base da non dimenticare:

  • Cercate di allenarvi al coperto e non sotto il sole e, se proprio non volete rinunciare all’attività aerobica all’aperto, abbiate l’accortezza di praticarla nelle ore più fresche della giornata (ad esempio al mattino o nel tardo pomeriggio) e mai comunque, nelle ore immediatamente successive all’orario di pranzo, poiché il caldo – in quel momento della giornata – è veramente insopportabile e potrebbe portarvi, se siete disidratati, perfino al collasso.
  • Per prevenire ed evitare ogni possibile rischio di disidratazione, ricordate di bere prima e dopo l’allenamento ed anche durante il vostro workout cercate di introdurre liquidi almeno ogni 15-20 minuti.
  • Se durante l’allenamento avvertite il sopraggiungere dei seguenti sintomi, quali pelle fredda e appiccicosa, sudorazione eccessiva, battito cardiaco accelerato, crampi, cefalea e vomito, interrompete immediatamente l’esercizio e cercate un luogo fresco e riparato dal sole dove potervi sedere o sdraiare; se indossate abiti stretti allentateli e cercate di rinfrescarvi con quello che avete a portata di mano, ad esempio dell’acqua o un foglio da sventolare per farvi aria; sforzatevi di bere e, nel caso la situazione non dovesse migliorare, chiedete immediatamente aiuto. Meglio un falso allarme che correre il rischio di qualcosa di più serio.
  • Se dopo lo sforzo la sudorazione fosse molto intensa, sarebbe opportuno reintegrare i sali minerali persi durante l’allenamento, aggiungendoli a dell’acqua.
  • Durante il giorno sarebbe buona norma consumare molta frutta e molta verdura in quanto anch’esse sono utili per evitare la disidratazione.
  • Evitate di arrivare alla sensazione di sete, poiché questa sensazione è un meccanismo di difesa che il nostro organismo attua per avvertirci che siamo già disidratati.
  • Infine, cercate di diminuire l’intensità degli allenamenti durante i mesi estivi, concedendovi un po’ di riposo in più del solito.

Lo staff augura a tutti buone vacanze, godetevi l’estate !